MILANO - " UN RICORDO DELLO SCULTORE BIAGIO FRISA " di Raffaele Romano
MILANO 24 maggio: Un ricordo dello scultore Biagio Frisa.
Erano gli anni '56, '57, '58: frequentavo assiduamente a Comido (RG) la bottega dello scultore Biagio Frisa, che aveva trasformato in una bottega di ceramica non sapevo cosa, nonostante questo rimanevo catturato dai colori e dalle forme che avevo notato in una mostra al circolo " Amici dell'Arte" , dove mio padre era custode.
Frisa era un abilissimo scultore, ma soprattutto un imprenditore eccellente. Lo dico adesso con cognizione di causa.
Frequentavo una bottega di barbiere, ma ero stufo del tipo di apprendistato; pertanto, passando tutti i santi giorni dalla bottega di Frisa, ne rimasi catturato e, grazie alla presentazione di mio padre, vi approdai, ritrovando un mondo che conservo ancora adesso.
Copiavo tutto quello che vedevo e mi accorgevo che lui, il Maestro, era compiaciuto senza che profferisse parola. In bottega, assidui con me, ricordo Gaetano Baglieri, Biagio Gurrieri, Umberto Pluchino, che spesso deridevamo per le sue inflessioni tunisine. Il resto erano saltuari passaggi, che frequentavano la bottega, ma senza lode.
Gurrieri era ottimo fresatore: a lui spettava il compito di far combaciare i pezzi quando, per situazione varie, si storcevano a causa della violenta essicazione, mentre spesso il buon Frisa non osservava. Baglieri realizzava grandi forme a lucignolo, come lo stesso Pluchino, ma con meno fortuna.
La realizzazione della Colonna per l'ENI di Siracusa ( 6 cilindri sovrapposti uno sopra l'altro con la mia modesta collaborazione) venne dipinta e invetriata con simboli, ricordando la rinascita dell'industria.
Un pomeriggio vennero due fidanzati in procinto di preparare il loro nido, diciamo di almeno 200 mq. Frisa propose delle piastrelle da lui decorate a mano e, nel dimostrare la resistenza di queste, ne prese una e la scaraventò per terra, riducendola in mille pezzi. Pensai al fallimento della commissione, invece gli commissionarono la decorazione di mobili e varie suppellettili. Felice, Frisa gridò ad alta voce: “manto di Maria compro una macchina perché il 103 Fiat aveva fatto la sua storia.”
Questo non avvenne più perché tra Venezia e Parigi io non ho saputo più nulla.
A Gela, un pannello decorativo, non riuscito come avrebbe dovuto, venne ritoccato con smalti sintetici e ugualmente istallato in poche ore. Così trascorremmo una giornata al mare nelle acque del mare di Gela: mi ricordo come il Maestro nuotava, schiaffeggiava le acque come fossero le sue figure martiniane. Baglieri si divertiva con me perché non sapevo stare a galla.
A Modica alcune volte Frisa ci lasciava al cinema e lui andava a contrattare per qualche commissione.
Una volta, per modellare un pannello di circa 3m x 5m che, trovandosi su una parete in posizione verticale, continuava scivolare, così gli abbiamo suggerito di mettere dei listelli per fare dei piccoli gradini e trattenere tutta quella massa di argilla. Ricordo che veniva una modella di Acate, una bella figliola che tutti noi guardavamo con ammirazione. Questo pannello fu realizzato anche con la partecipazione della professoressa Vanda Poletti, poiché in quel periodo la Scuola di arti e mestieri di Comiso cominciava a cambiare fisionomia sotto la direzione di Belletti, Gheno e tanti altri.
Una volta, mentre andavamo a Ragusa con la Fiat 103 ridipinta di blu, Frisa ci raccontò della sua intenzione di fare un comizio con il M.S.I. e noi lo dissuademmo da quella decisione.
Uno dei tanti ricordi che conservo. Grazie Biagio.
Erano gli anni '56, '57, '58: frequentavo assiduamente a Comido (RG) la bottega dello scultore Biagio Frisa, che aveva trasformato in una bottega di ceramica non sapevo cosa, nonostante questo rimanevo catturato dai colori e dalle forme che avevo notato in una mostra al circolo " Amici dell'Arte" , dove mio padre era custode.
Frisa era un abilissimo scultore, ma soprattutto un imprenditore eccellente. Lo dico adesso con cognizione di causa.
Frequentavo una bottega di barbiere, ma ero stufo del tipo di apprendistato; pertanto, passando tutti i santi giorni dalla bottega di Frisa, ne rimasi catturato e, grazie alla presentazione di mio padre, vi approdai, ritrovando un mondo che conservo ancora adesso.
Copiavo tutto quello che vedevo e mi accorgevo che lui, il Maestro, era compiaciuto senza che profferisse parola. In bottega, assidui con me, ricordo Gaetano Baglieri, Biagio Gurrieri, Umberto Pluchino, che spesso deridevamo per le sue inflessioni tunisine. Il resto erano saltuari passaggi, che frequentavano la bottega, ma senza lode.
Gurrieri era ottimo fresatore: a lui spettava il compito di far combaciare i pezzi quando, per situazione varie, si storcevano a causa della violenta essicazione, mentre spesso il buon Frisa non osservava. Baglieri realizzava grandi forme a lucignolo, come lo stesso Pluchino, ma con meno fortuna.
La realizzazione della Colonna per l'ENI di Siracusa ( 6 cilindri sovrapposti uno sopra l'altro con la mia modesta collaborazione) venne dipinta e invetriata con simboli, ricordando la rinascita dell'industria.
Un pomeriggio vennero due fidanzati in procinto di preparare il loro nido, diciamo di almeno 200 mq. Frisa propose delle piastrelle da lui decorate a mano e, nel dimostrare la resistenza di queste, ne prese una e la scaraventò per terra, riducendola in mille pezzi. Pensai al fallimento della commissione, invece gli commissionarono la decorazione di mobili e varie suppellettili. Felice, Frisa gridò ad alta voce: “manto di Maria compro una macchina perché il 103 Fiat aveva fatto la sua storia.”
Questo non avvenne più perché tra Venezia e Parigi io non ho saputo più nulla.
A Gela, un pannello decorativo, non riuscito come avrebbe dovuto, venne ritoccato con smalti sintetici e ugualmente istallato in poche ore. Così trascorremmo una giornata al mare nelle acque del mare di Gela: mi ricordo come il Maestro nuotava, schiaffeggiava le acque come fossero le sue figure martiniane. Baglieri si divertiva con me perché non sapevo stare a galla.
A Modica alcune volte Frisa ci lasciava al cinema e lui andava a contrattare per qualche commissione.
Una volta, per modellare un pannello di circa 3m x 5m che, trovandosi su una parete in posizione verticale, continuava scivolare, così gli abbiamo suggerito di mettere dei listelli per fare dei piccoli gradini e trattenere tutta quella massa di argilla. Ricordo che veniva una modella di Acate, una bella figliola che tutti noi guardavamo con ammirazione. Questo pannello fu realizzato anche con la partecipazione della professoressa Vanda Poletti, poiché in quel periodo la Scuola di arti e mestieri di Comiso cominciava a cambiare fisionomia sotto la direzione di Belletti, Gheno e tanti altri.
Una volta, mentre andavamo a Ragusa con la Fiat 103 ridipinta di blu, Frisa ci raccontò della sua intenzione di fare un comizio con il M.S.I. e noi lo dissuademmo da quella decisione.
Uno dei tanti ricordi che conservo. Grazie Biagio.
Raffaele Romano
17 gennaio 2023