NENE´ SAMPIERI: DAL CICLO CAROLINGIO DELLA PITTURA SUI CARRETTI ALLA DECORAZIONE DI ABITAZIONI PATRIZIE




Emanuele Sampieri ( per gli amici Nené ) nasce a Comiso il 3 Marzo 1920 , secondogenito di Giuseppe, originario di Ragusa Ibla ( maestro pittore di carretti siciliani, molto apprezzato a suo tempo), e di Minniti Concetta, casalinga "industriosa",così come riportato nell´Archivio Anagrafico del comune di Comiso.
Giovanissimo, frequenta l´allora Scuola Regia d´Arte, dove impara i rudimenti del disegno: intanto, insieme al fratello Luigi, aiuta il padre imparando la tecnica dei colori a olio, per la dipintura dei carretti, nella "putia" attigua all´abitazione in via Ippari, oggi via Giuseppe Morso. Abbandona, suo malgrado, l´epico mondo dei paladini di Francia, che raccontano la “ Chanson de Roland “, i combattimenti per l´amata Angelica tra Orlando, il re tartaro Agricane e il contendente Rinaldo: parte, da volontario, per il servizio militare, come aviere, durante la seconda guerra mondiale.
Alla fine della guerra ritorna a Comiso accompagnato da Antonia, la sua sposa napoletana.
Al rientro assiste, impotente, alla metamorfosi del suo lavoro: i tempi sono cambiati, il vecchio mondo sta per scomparire e la moto-ape prende, via via, il posto del carretto. Proprio per questi motivi Nenè è costretto a d abbandonare la “ dipintura “ dei carretti e a convertirsi in decoratore di abitazioni patrizie. Suoi interventi più noti si possono ammirare nelle stanze di dimore gentilizie di Comiso: palazzo Licata in via Cappuccini, palazzo Occhipinti in corso Vittorio, palazzo Peligra in via Pace .
Nel contempo, appena può, si dedica alla sua passione: la pittura su cavalletto, con tecnica a olio su tela.
Il suo tema ricorrente è la rappresentazione, filtrata con occhio affettuoso, della realtà ambientale degli Iblei. L´artista riesce a cogliere la tipicità spaziale e le diverse scene di vita popolare della nostra zona: dal paesaggio locale agli uomini al lavoro nei campi, dalle donne intente a chiacchierare ( sedute al sole, a cerchio, davanti l´uscio di casa) ai paesaggi di marine, il tutto reso come un racconto ben impaginato nello spazio in solida prospettiva di architetture rigorose, formate da vie e abitazioni. Traspare in tutti i lavori, attraverso le pennellate mai incerte, un riservato amore per l´oggetto osmotico: una continuità tra il mondo soggettivo, immagini che provengono dal profondo dell´essere umano, e le immagini oggettive, reali, che provengono filtrate dall´esterno. In altri termini, è la realtà oggetto che s´imprime sul soggetto, con un tema caro agli impressionisti.
Il sentimento che anima le tele di Sampieri è quello elegiaco, a tratti malinconico, con il parlare sottovoce per dire cose semplici, con i colori pastosi sapientemente misurati, dosati. Accanto a campiture a tinte forti, calde, appaiono altre macchie a tinte fredde, tenui, dove l´ombra non è mai cupa, ma tenera, stemperata dai filtri di una morfologia coloristica acquisita con l´esperienza di un lungo lavoro, un mestiere sicuro che ha consentito dignità di racconto.
Nenè Sampieri conclude la sua attività artistica con le vecchie e amate tele, dopo avere attraversato tutto il Novecento e avere assistito al disfacimento del vecchio mondo dell´artigianato, dei mastri carradori, dei fabbri,dei falegnami, dei pittori di carretti: ha dovuto adeguarsi una prima volta, con la trasformazione in decoratore di soffitti e di pareti e non era ancora finita. Anche quel mondo, legato alle dimore patrizie, a poco a poco scompariva ed è effettivamente scomparso, con un " secolo breve ", che con il suo tramonto si è portato appresso, anche nelle zone di periferia, nei " pagi " dove si sperava che qualcosa resistesse, non solo i decoratori di carretti, ma anche gli affrescatori di volte e di pareti: rimangono mute testimonianze, importanti esempi del lavoro di un tempo. Per questo Nenè Sampieri è un grande testimone del tempo che fu.
Giovanissimo, frequenta l´allora Scuola Regia d´Arte, dove impara i rudimenti del disegno: intanto, insieme al fratello Luigi, aiuta il padre imparando la tecnica dei colori a olio, per la dipintura dei carretti, nella "putia" attigua all´abitazione in via Ippari, oggi via Giuseppe Morso. Abbandona, suo malgrado, l´epico mondo dei paladini di Francia, che raccontano la “ Chanson de Roland “, i combattimenti per l´amata Angelica tra Orlando, il re tartaro Agricane e il contendente Rinaldo: parte, da volontario, per il servizio militare, come aviere, durante la seconda guerra mondiale.
Alla fine della guerra ritorna a Comiso accompagnato da Antonia, la sua sposa napoletana.
Al rientro assiste, impotente, alla metamorfosi del suo lavoro: i tempi sono cambiati, il vecchio mondo sta per scomparire e la moto-ape prende, via via, il posto del carretto. Proprio per questi motivi Nenè è costretto a d abbandonare la “ dipintura “ dei carretti e a convertirsi in decoratore di abitazioni patrizie. Suoi interventi più noti si possono ammirare nelle stanze di dimore gentilizie di Comiso: palazzo Licata in via Cappuccini, palazzo Occhipinti in corso Vittorio, palazzo Peligra in via Pace .
Nel contempo, appena può, si dedica alla sua passione: la pittura su cavalletto, con tecnica a olio su tela.
Il suo tema ricorrente è la rappresentazione, filtrata con occhio affettuoso, della realtà ambientale degli Iblei. L´artista riesce a cogliere la tipicità spaziale e le diverse scene di vita popolare della nostra zona: dal paesaggio locale agli uomini al lavoro nei campi, dalle donne intente a chiacchierare ( sedute al sole, a cerchio, davanti l´uscio di casa) ai paesaggi di marine, il tutto reso come un racconto ben impaginato nello spazio in solida prospettiva di architetture rigorose, formate da vie e abitazioni. Traspare in tutti i lavori, attraverso le pennellate mai incerte, un riservato amore per l´oggetto osmotico: una continuità tra il mondo soggettivo, immagini che provengono dal profondo dell´essere umano, e le immagini oggettive, reali, che provengono filtrate dall´esterno. In altri termini, è la realtà oggetto che s´imprime sul soggetto, con un tema caro agli impressionisti.
Il sentimento che anima le tele di Sampieri è quello elegiaco, a tratti malinconico, con il parlare sottovoce per dire cose semplici, con i colori pastosi sapientemente misurati, dosati. Accanto a campiture a tinte forti, calde, appaiono altre macchie a tinte fredde, tenui, dove l´ombra non è mai cupa, ma tenera, stemperata dai filtri di una morfologia coloristica acquisita con l´esperienza di un lungo lavoro, un mestiere sicuro che ha consentito dignità di racconto.
Nenè Sampieri conclude la sua attività artistica con le vecchie e amate tele, dopo avere attraversato tutto il Novecento e avere assistito al disfacimento del vecchio mondo dell´artigianato, dei mastri carradori, dei fabbri,dei falegnami, dei pittori di carretti: ha dovuto adeguarsi una prima volta, con la trasformazione in decoratore di soffitti e di pareti e non era ancora finita. Anche quel mondo, legato alle dimore patrizie, a poco a poco scompariva ed è effettivamente scomparso, con un " secolo breve ", che con il suo tramonto si è portato appresso, anche nelle zone di periferia, nei " pagi " dove si sperava che qualcosa resistesse, non solo i decoratori di carretti, ma anche gli affrescatori di volte e di pareti: rimangono mute testimonianze, importanti esempi del lavoro di un tempo. Per questo Nenè Sampieri è un grande testimone del tempo che fu.