RAGUSA - " COMUNITA', PROSSIMITA' E SERVIZIO ": FONDAMENTI DI " RAGUSA PROSSIMA ".
Comunità, prossimità e servizio: un linguaggio nuovo per la politica
L’assemblea programmatica di Ragusa Prossima che si è tenuta lo scorso 26 maggio – anzi, è proprio il caso di dire celebrata, visto l’assoluto rilievo dei temi trattati – ha rappresentato un momento particolarmente atteso, non solo da parte di quanti, da tempo, fanno parte del movimento, ma anche da parte di diverse forze politiche della nostra città. L’assemblea ha visto infatti la partecipazione di diversi rappresentanti politici del territorio: il Sindaco di Ragusa, il Presidente del Consiglio Comunale, l’On. Stefania Campo, il Capogruppo del Movimento 5 Stelle, Sergio Firrincieli, il Consigliere Comunale Mario D’Asta, il rappresentante di Sinistra Italiana Gianfranco Motta e l’ex vicesindaco Massimo Iannucci.
Questo solo per citare alcuni fra quelli che hanno inteso intervenire e offrire il loro contributo, condividendo alcuni degli spunti di riflessione che sono stati offerti da Giorgio Massari, fondatore e anima di Ragusa Prossima, Gianni Iurato, tenace e appassionato Consigliere Comunale di Ragusa Prossima, e Rosario Antoci, componente del Direttivo di Ragusa Prossima.
Ma veniamo adesso al linguaggio nuovo - ma vedremo che nuovo non è - che rappresenta l’identità di Ragusa Prossima e di quanti intendono farsi portatori di una visione della politica nuova, lungimirante, mite e fuori dagli stereotipi comuni.
Una visione e una missione (o, come è solito dire qualcuno, una vision e una mission) strettamente connessi e che si traducono in azione politica concreta, nell’interesse primario della cosa pubblica e del bene comune.
La prima delle parole chiave che abbiamo scelto per leggere l’impegno politico, sociale e culturale di Ragusa Prossima è comunità. La nostra città è e deve essere concepita come una comunità cittadina.
Una città non è uno sterile e anonimo luogo di coabitazione tra essere estranei l’uno all’altro, ma una comunità di persone; non un insieme di individui che, come monadi sono costretti ad uscire dal loro mondo chiuso ed individualistico, per ritornare ad entrare in contatto con gli altri solo al fine di soddisfare un proprio bisogno, ma una comunità di persone e quindi non di individui, ma di esseri in relazione.
Accanto a questa, scopriamo la seconda parola chiave che è prossimità. Il termine è straordinario ed usato in vari ambiti, ma sempre con connotazioni positive. Pensate ad esempio all’economia di prossimità e quindi alle imprese virtuose che sono legate ad un territorio e che creano opportunità di lavoro e investono i propri utili a beneficio di un territorio o alla medicina di prossimità e quindi ai presidi sanitari locali cioè quelli che riescono a dare una risposta maggiormente efficace ai bisogni dei cittadini o al turismo di prossimità che, non solo valorizza i tesori culturali e artistici di un territorio, ma che in tempo di pandemia è stato una della poche risorse economiche per il territorio.
Il termine prossimità in ambito politico e sociale assume un significato ancora più profondo e pregnante. Prossimità è innanzitutto essere prossimi, farsi prossimi, avere a cuore chi ci sta intorno, è rivolgere lo sguardo dell’azione politica, alla realtà comunità cittadina e alle persone che vivono nel territorio, alle aziende e alle iniziative proprie della comunità locale. Prossimità è quindi annullare le distanze tra gli attori dell’azione politica e chi ne è beneficiario e le distanze o meglio i gap, spesso incolmabili, che separano gli individui gli uni dagli altri.
Certamente mi direte che questa è utopia ed io ve lo confermo è vera utopia, ma noi vogliamo continuare a lavorare e a impegnarci perché questo sogno possa realizzarsi partendo dalla realtà locale ovvero quella che può essere concretamente incisa e cambiata attraverso l’apporto di ciascuno di noi.
Prossimità è giustizia sociale infatti - è bene chiarirlo, a scanso di equivoci - la prossimità non va confusa con la bontà d’animo, ma è sinonimo di giustizia sociale. Non a caso, Paolo VI affermava che la giustizia è la misura minima della carità.
Ed infine un’altra chiave di lettura dell’impegno politico di Ragusa Prossima: la politica è servizio. Amministrare la cosa pubblica, a qualunque livello, è servire il ben comune e i cittadini, non per un interesse personale, ma nell’interesse superiore e preminente della collettività, anzi della comunità cittadina.
E’ tante volte il pagare un prezzo in prima persona, è battersi per le proprie idee e i propri progetti, nella misura in cui, si ritiene che questi possano essere utile per la città.
Dunque, tre parole nuove, ma dal sapore antico, non solo per declinare l’identità di Ragusa Prossima, ma soprattutto per leggere i bisogni della società contemporanea: comunità, prossimità e servizio e tre pensieri per concludere.
Il prima legato a Bauman che vede nella comunità l’antidoto per la società liquida e quindi per quella società in cui l’unica certezza è l’incertezza.
Il secondo (senza volere scomodare i francesi): non ci può essere vera libertà e vera uguaglianza senza prossimità e quindi senza giustizia sociale.
E infine il terzo. Scriveva don Luigi Sturzo: “Perché io mi occupo di politica? Perché trovo che a mezzo di essa potrò fare del bene agli altri e realizzare un benessere terreno che deve servire a meglio attuare il benessere spirituale delle anime”.
Ebbene, se ci impegniamo, se vogliamo acquisire e condividere un linguaggio nuovo della politica, è perché crediamo che ciascuno di noi possa contribuire a realizzare il benessere della persona (di ogni persona) nella sua interezza e nella suo essere in relazione.
Rosario Antoci
L’assemblea programmatica di Ragusa Prossima che si è tenuta lo scorso 26 maggio – anzi, è proprio il caso di dire celebrata, visto l’assoluto rilievo dei temi trattati – ha rappresentato un momento particolarmente atteso, non solo da parte di quanti, da tempo, fanno parte del movimento, ma anche da parte di diverse forze politiche della nostra città. L’assemblea ha visto infatti la partecipazione di diversi rappresentanti politici del territorio: il Sindaco di Ragusa, il Presidente del Consiglio Comunale, l’On. Stefania Campo, il Capogruppo del Movimento 5 Stelle, Sergio Firrincieli, il Consigliere Comunale Mario D’Asta, il rappresentante di Sinistra Italiana Gianfranco Motta e l’ex vicesindaco Massimo Iannucci.
Questo solo per citare alcuni fra quelli che hanno inteso intervenire e offrire il loro contributo, condividendo alcuni degli spunti di riflessione che sono stati offerti da Giorgio Massari, fondatore e anima di Ragusa Prossima, Gianni Iurato, tenace e appassionato Consigliere Comunale di Ragusa Prossima, e Rosario Antoci, componente del Direttivo di Ragusa Prossima.
Ma veniamo adesso al linguaggio nuovo - ma vedremo che nuovo non è - che rappresenta l’identità di Ragusa Prossima e di quanti intendono farsi portatori di una visione della politica nuova, lungimirante, mite e fuori dagli stereotipi comuni.
Una visione e una missione (o, come è solito dire qualcuno, una vision e una mission) strettamente connessi e che si traducono in azione politica concreta, nell’interesse primario della cosa pubblica e del bene comune.
La prima delle parole chiave che abbiamo scelto per leggere l’impegno politico, sociale e culturale di Ragusa Prossima è comunità. La nostra città è e deve essere concepita come una comunità cittadina.
Una città non è uno sterile e anonimo luogo di coabitazione tra essere estranei l’uno all’altro, ma una comunità di persone; non un insieme di individui che, come monadi sono costretti ad uscire dal loro mondo chiuso ed individualistico, per ritornare ad entrare in contatto con gli altri solo al fine di soddisfare un proprio bisogno, ma una comunità di persone e quindi non di individui, ma di esseri in relazione.
Accanto a questa, scopriamo la seconda parola chiave che è prossimità. Il termine è straordinario ed usato in vari ambiti, ma sempre con connotazioni positive. Pensate ad esempio all’economia di prossimità e quindi alle imprese virtuose che sono legate ad un territorio e che creano opportunità di lavoro e investono i propri utili a beneficio di un territorio o alla medicina di prossimità e quindi ai presidi sanitari locali cioè quelli che riescono a dare una risposta maggiormente efficace ai bisogni dei cittadini o al turismo di prossimità che, non solo valorizza i tesori culturali e artistici di un territorio, ma che in tempo di pandemia è stato una della poche risorse economiche per il territorio.
Il termine prossimità in ambito politico e sociale assume un significato ancora più profondo e pregnante. Prossimità è innanzitutto essere prossimi, farsi prossimi, avere a cuore chi ci sta intorno, è rivolgere lo sguardo dell’azione politica, alla realtà comunità cittadina e alle persone che vivono nel territorio, alle aziende e alle iniziative proprie della comunità locale. Prossimità è quindi annullare le distanze tra gli attori dell’azione politica e chi ne è beneficiario e le distanze o meglio i gap, spesso incolmabili, che separano gli individui gli uni dagli altri.
Certamente mi direte che questa è utopia ed io ve lo confermo è vera utopia, ma noi vogliamo continuare a lavorare e a impegnarci perché questo sogno possa realizzarsi partendo dalla realtà locale ovvero quella che può essere concretamente incisa e cambiata attraverso l’apporto di ciascuno di noi.
Prossimità è giustizia sociale infatti - è bene chiarirlo, a scanso di equivoci - la prossimità non va confusa con la bontà d’animo, ma è sinonimo di giustizia sociale. Non a caso, Paolo VI affermava che la giustizia è la misura minima della carità.
Ed infine un’altra chiave di lettura dell’impegno politico di Ragusa Prossima: la politica è servizio. Amministrare la cosa pubblica, a qualunque livello, è servire il ben comune e i cittadini, non per un interesse personale, ma nell’interesse superiore e preminente della collettività, anzi della comunità cittadina.
E’ tante volte il pagare un prezzo in prima persona, è battersi per le proprie idee e i propri progetti, nella misura in cui, si ritiene che questi possano essere utile per la città.
Dunque, tre parole nuove, ma dal sapore antico, non solo per declinare l’identità di Ragusa Prossima, ma soprattutto per leggere i bisogni della società contemporanea: comunità, prossimità e servizio e tre pensieri per concludere.
Il prima legato a Bauman che vede nella comunità l’antidoto per la società liquida e quindi per quella società in cui l’unica certezza è l’incertezza.
Il secondo (senza volere scomodare i francesi): non ci può essere vera libertà e vera uguaglianza senza prossimità e quindi senza giustizia sociale.
E infine il terzo. Scriveva don Luigi Sturzo: “Perché io mi occupo di politica? Perché trovo che a mezzo di essa potrò fare del bene agli altri e realizzare un benessere terreno che deve servire a meglio attuare il benessere spirituale delle anime”.
Ebbene, se ci impegniamo, se vogliamo acquisire e condividere un linguaggio nuovo della politica, è perché crediamo che ciascuno di noi possa contribuire a realizzare il benessere della persona (di ogni persona) nella sua interezza e nella suo essere in relazione.
Rosario Antoci