RAGUSA - IL CENTRO AIUTO ALLA VITA CONTRO L'ABORTO FARMACOLOGICO


Manifesti UAAR sull’aborto farmacologico: propaganda scorretta.
Le precisazioni da parte del CAV di Ragusa.
Nelle settimane scorse in provincia di Ragusa sono stati affissi alcuni manifesti per una ‘Conquista
da difendere’, quella dell’aborto farmacologico, campagna nazionale di sensibilizzazione
dell’UAAR, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. I cartelli ritraevano l’immagine di
una giovane donna con a fianco un messaggio semplice, diretto e chiaro: “Ho scelto di interrompere
volontariamente una gravidanza con la terapia farmacologica. L’ho potuto fare in tutta sicurezza
(affermazione evidenziata in giallo). La RU486 evita il ricovero ospedaliero e l’operazione
chirurgica (di nuovo il giallo che evidenzia), una scoperta scientifica meravigliosa per la salute della
donna”. Per carità, guai a inibire il diritto di espressione e la libertà di pensiero, purché non offenda
o non sia passibile di reato. Liberi, dunque, di esprimersi su qualsivoglia di cose.
La nostra osservazione, e quindi la dovuta puntualizzazione, verte invece sulla correttezza del
messaggio, sulla veridicità dei contenuti. Affermare inesattezze o mezze verità e persino falsità, non
è davvero un buon servizio al bene comune, ma anzi una scorrettezza grossolana. La scelta di
interrompere volontariamente una gravidanza, cioè una vita, a nostro parere sarebbe la scelta di un
omicidio. Che una gravidanza sia un processo evolutivo della vita basta consultare un comune libro
di scienza o di medicina per avere conferme pertinenti e competenti. Che questa interruzione sia fatta
per mezzo di una “terapia” farmacologica, non cambia l’illiceità e l’immoralità dell’atto. Posso
uccidere una persona scegliendo, per esempio, di pugnalarla o avvelenarla con farmaci, l’atto è
identico: uccisione! Essendo però una scelta, seppur negativa e triste che sia, non ci resta che prendere
atto di tale decisione, pur non condividendo una tal cosa e distanziandoci del tutto, qualunque siano
le sue motivazioni. Interrompere una gravidanza non è una banale faccenda fai da te né un intervento
medico qualsiasi.
Dal punto di vista fisico l’aborto – di questo si tratta, l’incipit del manifesto – dà un brusco
contrordine al corpo della donna mediante il blocco di un processo naturale complesso, provocando
meccanicamente (aborto chirurgico) o chimicamente (aborto farmacologico: Ru486) un trauma,
foriero di complicanze e rischi per la salute fisica sia nell’immediato che in futuro. Senza considerare
le numerose conseguenze sulla salute psichica della donna. La suddetta pubblicità decanta il tutto
come “Una scoperta scientifica meravigliosa per la salute della donna”. Beh, spiegateci allora le
infezioni pelviche o genitali particolarmente frequenti nell’aborto farmacologico; i flussi emorragici
maggiori rispetto all’aborto chirurgico e più comuni con la modalità farmacologica; gli effetti
collaterali della prostaglandina quali: dolori addominali, nausea, mal di testa, vomito, diarrea,
vertigini, affaticamento generale, mal di schiena e tant’altro ancora; inoltre è prevista, e data per
scontata anche dai sostenitori della Ru486, la sofferenza della donna proprio col metodo chimico,
praticamente con forti dolori (soprattutto nella fase espulsiva) e prolungati (ore e anche giorni).
Il metodo farmacologico è anche un metodo fallimentare e problematico per cui la donna è costretta
a ricorrere al metodo chirurgico, quindi al ricovero ospedaliero. E questa sarebbe la scoperta
meravigliosa per la salute della donna? Recenti studi affermano, infine, che la procedura
farmacologica è decisamente più pericolosa di quella chirurgica, quindi ridurre l’aborto
farmacologico a una pratica ‘fai da te’, è una mossa infelice e meschina. Insomma, non solo
l’informazione di questi cartelli pubblicitari è menzognera, ma induce in grave errore tante donne e
uomini, banalizzando così il dramma dell’aborto che tocca la donna e la vita del concepito.
Centro Aiuto alla Vita di Ragusa
Le precisazioni da parte del CAV di Ragusa.
Nelle settimane scorse in provincia di Ragusa sono stati affissi alcuni manifesti per una ‘Conquista
da difendere’, quella dell’aborto farmacologico, campagna nazionale di sensibilizzazione
dell’UAAR, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. I cartelli ritraevano l’immagine di
una giovane donna con a fianco un messaggio semplice, diretto e chiaro: “Ho scelto di interrompere
volontariamente una gravidanza con la terapia farmacologica. L’ho potuto fare in tutta sicurezza
(affermazione evidenziata in giallo). La RU486 evita il ricovero ospedaliero e l’operazione
chirurgica (di nuovo il giallo che evidenzia), una scoperta scientifica meravigliosa per la salute della
donna”. Per carità, guai a inibire il diritto di espressione e la libertà di pensiero, purché non offenda
o non sia passibile di reato. Liberi, dunque, di esprimersi su qualsivoglia di cose.
La nostra osservazione, e quindi la dovuta puntualizzazione, verte invece sulla correttezza del
messaggio, sulla veridicità dei contenuti. Affermare inesattezze o mezze verità e persino falsità, non
è davvero un buon servizio al bene comune, ma anzi una scorrettezza grossolana. La scelta di
interrompere volontariamente una gravidanza, cioè una vita, a nostro parere sarebbe la scelta di un
omicidio. Che una gravidanza sia un processo evolutivo della vita basta consultare un comune libro
di scienza o di medicina per avere conferme pertinenti e competenti. Che questa interruzione sia fatta
per mezzo di una “terapia” farmacologica, non cambia l’illiceità e l’immoralità dell’atto. Posso
uccidere una persona scegliendo, per esempio, di pugnalarla o avvelenarla con farmaci, l’atto è
identico: uccisione! Essendo però una scelta, seppur negativa e triste che sia, non ci resta che prendere
atto di tale decisione, pur non condividendo una tal cosa e distanziandoci del tutto, qualunque siano
le sue motivazioni. Interrompere una gravidanza non è una banale faccenda fai da te né un intervento
medico qualsiasi.
Dal punto di vista fisico l’aborto – di questo si tratta, l’incipit del manifesto – dà un brusco
contrordine al corpo della donna mediante il blocco di un processo naturale complesso, provocando
meccanicamente (aborto chirurgico) o chimicamente (aborto farmacologico: Ru486) un trauma,
foriero di complicanze e rischi per la salute fisica sia nell’immediato che in futuro. Senza considerare
le numerose conseguenze sulla salute psichica della donna. La suddetta pubblicità decanta il tutto
come “Una scoperta scientifica meravigliosa per la salute della donna”. Beh, spiegateci allora le
infezioni pelviche o genitali particolarmente frequenti nell’aborto farmacologico; i flussi emorragici
maggiori rispetto all’aborto chirurgico e più comuni con la modalità farmacologica; gli effetti
collaterali della prostaglandina quali: dolori addominali, nausea, mal di testa, vomito, diarrea,
vertigini, affaticamento generale, mal di schiena e tant’altro ancora; inoltre è prevista, e data per
scontata anche dai sostenitori della Ru486, la sofferenza della donna proprio col metodo chimico,
praticamente con forti dolori (soprattutto nella fase espulsiva) e prolungati (ore e anche giorni).
Il metodo farmacologico è anche un metodo fallimentare e problematico per cui la donna è costretta
a ricorrere al metodo chirurgico, quindi al ricovero ospedaliero. E questa sarebbe la scoperta
meravigliosa per la salute della donna? Recenti studi affermano, infine, che la procedura
farmacologica è decisamente più pericolosa di quella chirurgica, quindi ridurre l’aborto
farmacologico a una pratica ‘fai da te’, è una mossa infelice e meschina. Insomma, non solo
l’informazione di questi cartelli pubblicitari è menzognera, ma induce in grave errore tante donne e
uomini, banalizzando così il dramma dell’aborto che tocca la donna e la vita del concepito.
Centro Aiuto alla Vita di Ragusa