RAGUSA - IN MARGINE A " CECHOV IN CORRIDOIO " AD OPERA DELLA COMPAGNIA Go.dO.T.: IMPRESSIONI DI ROBERTO FARRUGGIO
"Ho riscoperto il mio corridoio di casa, grazie alla Compagnia Godot!"
Ieri sera, tornando a casa, ho scoperto di essere ignorante. Voi penserete che questa ammissione di ignoranza sia un´onta difficile da lavare per me. Tuttavia credo non sia così. E ciò per una serie di ragioni. La prima, la più banale, è che riconoscere i propri limiti è cosa buona e giusta. Mentre apro il cancello che mi conduce alle secrete di casa, ripenso alla mia carriera scolastica e scopro con totale disappunto di non conoscere nulla, o quasi, di Anton Čechov. Così rimango in corridoio, come suggeritomi da Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso (curatrice del testo "Čechov in corridoio" la prima, regista il secondo della divertentissima pièce, andata in scena nell´ultimo weekend all´Ideal di Ragusa, ispirata a 4 racconti del grande drammaturgo e scrittore russo) , e cerco qualche libro del medesimo nelle mie due librerie. Niente. vado allora, sempre fermo in corridoio e grazie al mio smartphone, su internet. Digito Čechov e con mia grande sorpresa eccomi scaraventato su una pagina della serie televisiva di qualche decennio fa "Star Trek", in cui Pavel Chekov risulta essere il navigatore e l´ufficiale alle armi della nave spaziale Enterprise, interpretato dall´attore Walter Koenig. Dentro di me ringrazio ancora Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso per avermi fatto conoscere un altro Chekov - e questa è la seconda ragione per la quale credo che essere ignoranti non sia un´onta così difficile da lavare, se poi Federica e Vittorio mi aprono nuovi mondi - ma credo che il Checov in questione non sia lo stesso che ho conosciuto sul palcoscenico dell´Ideal grazie anche ai bravissimi allievi della Compagnia Godot. Così, sempre in corridoio e sempre alle prese con il mio smartphone, indirizzo la mia ricerca di Čechov inserendo il titolo di una sua opera che ho visto intrecciata ad altre sul palcoscenico dell´Ideal qualche ora prima, L´Orso. Leggo " è una breve opera teatrale in un atto unico di Anton Čechov scritta nel 1888, in cui la "protagonista è Elena Ivanovna Popova, una vedova inconsolabile che ha giurato, dopo la morte del marito, di non uscire più di casa e di non frequentare più alcun uomo, nonostante le insistenti preghiere a ripensare la sua decisione da parte del suo servitore Luka. La situazione si capovolge quando l´ex ufficiale di artiglieria Smirnov va dalla Popova a riscuotere delle cambiali. Il rifiuto di lei a pagare e la volontà di lui ad esigere quanto dovuto originano un dialogo concitato, che degenera in un duello fra la vedova e l´ex ufficiale". Penso allora alla scena che ho visto nemmeno due ore prima all´ideal, proprio fra i due protagonisti de L´Orso, scena in cui pare che il tanto agognato duello si trasformi in una sensualissimo "mamma Ciccu mi tocca - Tòcchimi Ciccu ca a mamma non c´è, con tanti saluti alle cambiali" ! Penso tra me e me medesimo che questa è un´altra ragione per cui la mia ammissione di ignoranza non sarà un´onta così difficile da lavare ed in cuor mio ringrazio di questo nuovamente Federica Bisegna, Vittorio Bonaccorso e i loro allievi per permettere al mio cervello ormai quasi in pensione e stancamente aduso anch´esso ai pannoloni serali di fare questi voli pindarici tra teatro, letteratura, passione ed emozioni. Intanto gli ospiti a casa mi reclamano perché il risotto coi funghi è pronto e c´è da festeggiare il cinquantesimo di un fraterno amico - di nome Totò ma niente a che spartire con il Principe - che mi chiama anche lui di là in cucina, proprio mentre il Milan passa in vantaggio nel derby della Madonnina. Ma non c´è risotto, funghi e calcio che tengano per me, casa mia è il corridoio e il mio libro elettronico, lo smartphone, vuole continuare ad essere sfogliato per cercare altro di Čechov e delle altre commedie/racconti/opere che avevo visto portate in scena all´ideal qualche manciata di minuti prima. E così mi erudisco su " Domanda di matrimonio", "Le nozze" e "l´Anniversario". Sono estremamente proiettato verso una delle migliori sindromi di Stendhal che mi siano mai capitate nelle mia vita. Penso a Čechov, alla sua arguzia, alle sue parole in movimento con cui racconta le sue storie, al suo umorismo col quale spesso ammanta una triste presa di coscienza delle realtà che vive e, contemporaneamente, mi sfinisco letteralmente e dolcemente nel pensare che a Ragusa esiste una realtà - lo so, non è la prima volta che mi "sdilunquo" in siffatto complimento - come La Compagnia Godot che in nemmeno due ore, ogni volta che ammiro un loro spettacolo, mi fa vivere una Sindrome di tal guisa, per nulla inefficace sul mio sensibilissimo animo di spettatore ignorante. E, soprattutto - oltre che a sfinirmi - mi porta a credere fermamente che dobbiamo essere grati a una realtà del genere perché, sapete, ogni volta ripenso alle parole di Vittorio quando afferma che i grandi autori del passato non fanno altro che continuare ad erudirci con i loro insegnamenti anche in questi nostri tempi trash-andati, perché essi hanno saputo cogliere la verità del nostro vivere e ce lo ricordano ancora oggi, attraverso l´incessante lavoro di realtà come la Compagnia Godot e i loro bravissimi allievi. L´intreccio delle 4 storie rappresentate ieri, curato da Federica Bisegna, diretto da Vittorio e portato in scena da giovani attori che par che lo siano da una vita, ha ancora una volta rappresentato per me un incomparabile pugno allo stomaco - quel che è necessario quando scopri di essere ignorante, ecco perché non me ne dolgo -, e soprattutto rappresenta ancora adesso (ho dormito in corridoio la notte scorsa e risvegliatomi comodamente abbarbicato alla mia umile libreria), la necessità di credere nell´arte e nel qualificatissimo ruolo di chi educa all´arte. E per me La Compagnia Godot, con tutti i suoi allievi, lo fa sapientemente e ci permette ancora di credere a qualcosa, proprio come scriveva Čechov, "chi non desidera nulla, spera nel nulla e ha paura nel nulla, non può essere un artista". Invece noi, pubblico, la Compagnia Godot, siamo tutti artisti ed è proprio l´essere artisti che ci permette ancora di credere e desiderare qualcosa, anche nel trito e ritrito "la bellezza salverà il mondo". Noi ne siamo fermamente convinti, grazie alla Compagnia Godot!
Roberto Farruggio
Ieri sera, tornando a casa, ho scoperto di essere ignorante. Voi penserete che questa ammissione di ignoranza sia un´onta difficile da lavare per me. Tuttavia credo non sia così. E ciò per una serie di ragioni. La prima, la più banale, è che riconoscere i propri limiti è cosa buona e giusta. Mentre apro il cancello che mi conduce alle secrete di casa, ripenso alla mia carriera scolastica e scopro con totale disappunto di non conoscere nulla, o quasi, di Anton Čechov. Così rimango in corridoio, come suggeritomi da Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso (curatrice del testo "Čechov in corridoio" la prima, regista il secondo della divertentissima pièce, andata in scena nell´ultimo weekend all´Ideal di Ragusa, ispirata a 4 racconti del grande drammaturgo e scrittore russo) , e cerco qualche libro del medesimo nelle mie due librerie. Niente. vado allora, sempre fermo in corridoio e grazie al mio smartphone, su internet. Digito Čechov e con mia grande sorpresa eccomi scaraventato su una pagina della serie televisiva di qualche decennio fa "Star Trek", in cui Pavel Chekov risulta essere il navigatore e l´ufficiale alle armi della nave spaziale Enterprise, interpretato dall´attore Walter Koenig. Dentro di me ringrazio ancora Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso per avermi fatto conoscere un altro Chekov - e questa è la seconda ragione per la quale credo che essere ignoranti non sia un´onta così difficile da lavare, se poi Federica e Vittorio mi aprono nuovi mondi - ma credo che il Checov in questione non sia lo stesso che ho conosciuto sul palcoscenico dell´Ideal grazie anche ai bravissimi allievi della Compagnia Godot. Così, sempre in corridoio e sempre alle prese con il mio smartphone, indirizzo la mia ricerca di Čechov inserendo il titolo di una sua opera che ho visto intrecciata ad altre sul palcoscenico dell´Ideal qualche ora prima, L´Orso. Leggo " è una breve opera teatrale in un atto unico di Anton Čechov scritta nel 1888, in cui la "protagonista è Elena Ivanovna Popova, una vedova inconsolabile che ha giurato, dopo la morte del marito, di non uscire più di casa e di non frequentare più alcun uomo, nonostante le insistenti preghiere a ripensare la sua decisione da parte del suo servitore Luka. La situazione si capovolge quando l´ex ufficiale di artiglieria Smirnov va dalla Popova a riscuotere delle cambiali. Il rifiuto di lei a pagare e la volontà di lui ad esigere quanto dovuto originano un dialogo concitato, che degenera in un duello fra la vedova e l´ex ufficiale". Penso allora alla scena che ho visto nemmeno due ore prima all´ideal, proprio fra i due protagonisti de L´Orso, scena in cui pare che il tanto agognato duello si trasformi in una sensualissimo "mamma Ciccu mi tocca - Tòcchimi Ciccu ca a mamma non c´è, con tanti saluti alle cambiali" ! Penso tra me e me medesimo che questa è un´altra ragione per cui la mia ammissione di ignoranza non sarà un´onta così difficile da lavare ed in cuor mio ringrazio di questo nuovamente Federica Bisegna, Vittorio Bonaccorso e i loro allievi per permettere al mio cervello ormai quasi in pensione e stancamente aduso anch´esso ai pannoloni serali di fare questi voli pindarici tra teatro, letteratura, passione ed emozioni. Intanto gli ospiti a casa mi reclamano perché il risotto coi funghi è pronto e c´è da festeggiare il cinquantesimo di un fraterno amico - di nome Totò ma niente a che spartire con il Principe - che mi chiama anche lui di là in cucina, proprio mentre il Milan passa in vantaggio nel derby della Madonnina. Ma non c´è risotto, funghi e calcio che tengano per me, casa mia è il corridoio e il mio libro elettronico, lo smartphone, vuole continuare ad essere sfogliato per cercare altro di Čechov e delle altre commedie/racconti/opere che avevo visto portate in scena all´ideal qualche manciata di minuti prima. E così mi erudisco su " Domanda di matrimonio", "Le nozze" e "l´Anniversario". Sono estremamente proiettato verso una delle migliori sindromi di Stendhal che mi siano mai capitate nelle mia vita. Penso a Čechov, alla sua arguzia, alle sue parole in movimento con cui racconta le sue storie, al suo umorismo col quale spesso ammanta una triste presa di coscienza delle realtà che vive e, contemporaneamente, mi sfinisco letteralmente e dolcemente nel pensare che a Ragusa esiste una realtà - lo so, non è la prima volta che mi "sdilunquo" in siffatto complimento - come La Compagnia Godot che in nemmeno due ore, ogni volta che ammiro un loro spettacolo, mi fa vivere una Sindrome di tal guisa, per nulla inefficace sul mio sensibilissimo animo di spettatore ignorante. E, soprattutto - oltre che a sfinirmi - mi porta a credere fermamente che dobbiamo essere grati a una realtà del genere perché, sapete, ogni volta ripenso alle parole di Vittorio quando afferma che i grandi autori del passato non fanno altro che continuare ad erudirci con i loro insegnamenti anche in questi nostri tempi trash-andati, perché essi hanno saputo cogliere la verità del nostro vivere e ce lo ricordano ancora oggi, attraverso l´incessante lavoro di realtà come la Compagnia Godot e i loro bravissimi allievi. L´intreccio delle 4 storie rappresentate ieri, curato da Federica Bisegna, diretto da Vittorio e portato in scena da giovani attori che par che lo siano da una vita, ha ancora una volta rappresentato per me un incomparabile pugno allo stomaco - quel che è necessario quando scopri di essere ignorante, ecco perché non me ne dolgo -, e soprattutto rappresenta ancora adesso (ho dormito in corridoio la notte scorsa e risvegliatomi comodamente abbarbicato alla mia umile libreria), la necessità di credere nell´arte e nel qualificatissimo ruolo di chi educa all´arte. E per me La Compagnia Godot, con tutti i suoi allievi, lo fa sapientemente e ci permette ancora di credere a qualcosa, proprio come scriveva Čechov, "chi non desidera nulla, spera nel nulla e ha paura nel nulla, non può essere un artista". Invece noi, pubblico, la Compagnia Godot, siamo tutti artisti ed è proprio l´essere artisti che ci permette ancora di credere e desiderare qualcosa, anche nel trito e ritrito "la bellezza salverà il mondo". Noi ne siamo fermamente convinti, grazie alla Compagnia Godot!
Roberto Farruggio