RAGUSA - LA POLITICA CULTURALE DI CASSI' VISTA DA " INSIEME "
INSIEME prosegue la sua disamina sul programma elettorale del 2018 del sindaco Cassì. IL PROGETTO CULTURALE
Anche il programma per un progetto culturale, più volte sbandierato da parte dell’amministrazione, è dai contorni indefiniti.
Non c’è, in ogni caso, la tanto auspicata vivacità culturale e non c’è una valorizzazione delle tradizioni, non si intravedono una linea e un programma preciso che facciano intravedere come si siano e si vogliano valorizzare le organizzazioni culturali e creative.
Non si è capito quale è stato, negli anni il calendario annuale degli eventi culturali, mettendo da parte le manifestazioni affermate, diventate appuntamento fisso della città ma non adeguatamente sostenute, si è assistito ad una richiesta di proposte di routine che sono state accettate, e non tutte, giusto per dare un senso ai cartelloni estivi e alle festività natalizie.
Un criterio, quello della manifestazione di interesse che non ha visto prioritarie le competenze e la linea culturale di un assessore che, comunque concepisca il suo mandato, deve imprimere un segnale forte ai programmi del suo settore.
Il carattere dell’assessore al ramo è venuto fuori solo in alcune scelte, poco condivise, presentate, come molte cose dell’amministrazione Cassì, a cose fatte.
Di tutta evidenza che ci sono stati, organizzate dai privati, iniziative culturali di eccellenza, per la musica, per il teatro, per l’arte in generale, che hanno dato lustro alla città, e continuano a darlo, ci sono artisti e scrittori che sono celebrati e valorizzati fuori ma quasi ignorati a Ragusa, il Comune e il suo assessorato alla cultura sembrano sordi di fronte a eventi culturali di grande portata.
C’è stata scarsissima attenzione per tutto quello che riguarda il riconoscimento UNESCO, che dovrebbe costituire il piedistallo dei nostri programmi culturali, non c’è attenzione per l’archeologia, per i Musei che sono rimasti costantemente chiusi, per la storia recente della città, anche attraverso la valorizzazione delle testimonianze del boom industriale che costituisce identità della città.
Di tutto questo il programma elettorale di Cassì non prevedeva nulla, si parlava di trasformazione della biblioteca comunale e della ex biblioteca in luoghi di aggregazione, non se ne è fatto nulla.
Non prevista dal programma elettorale, la valorizzazione del Castello di Donnafugata è diventato il cardine del progetto culturale della città.
Peccato che di artistico, di opere d’arte contenute all’interno, a Donnafugata c’è ben poco.
Derubricato ad una elegante dimora di campagna vede restaurate, ancora adesso dopo quasi cinque anni di amministrazione Cassi, solo 25 stanze circa su 122. Il Castello da sempre (ed eviti Cassi’ di prendersi meriti a riguardo) è capace, nonostante tutto, di introitare buoni incassi al botteghino della struttura ma che, però, a quanto pare, anche in questo caso non vengono dedicati alla valorizzazione della struttura e alla promozione del Castello e dell’annesso Museo del Costume, ma sono utilizzati per altre esigenze, estranee alla cultura, al turismo e a quanto attiene il sito nella sua globalità.
Ma d’altronde cosa era possibile attendersi da un’amministrazione che ha preso in giro una città intera spacciando un vecchio dipinto come un autentico Caravaggio ???
C’è sempre ancora tempo per chiedere scusa.
Anche il programma per un progetto culturale, più volte sbandierato da parte dell’amministrazione, è dai contorni indefiniti.
Non c’è, in ogni caso, la tanto auspicata vivacità culturale e non c’è una valorizzazione delle tradizioni, non si intravedono una linea e un programma preciso che facciano intravedere come si siano e si vogliano valorizzare le organizzazioni culturali e creative.
Non si è capito quale è stato, negli anni il calendario annuale degli eventi culturali, mettendo da parte le manifestazioni affermate, diventate appuntamento fisso della città ma non adeguatamente sostenute, si è assistito ad una richiesta di proposte di routine che sono state accettate, e non tutte, giusto per dare un senso ai cartelloni estivi e alle festività natalizie.
Un criterio, quello della manifestazione di interesse che non ha visto prioritarie le competenze e la linea culturale di un assessore che, comunque concepisca il suo mandato, deve imprimere un segnale forte ai programmi del suo settore.
Il carattere dell’assessore al ramo è venuto fuori solo in alcune scelte, poco condivise, presentate, come molte cose dell’amministrazione Cassì, a cose fatte.
Di tutta evidenza che ci sono stati, organizzate dai privati, iniziative culturali di eccellenza, per la musica, per il teatro, per l’arte in generale, che hanno dato lustro alla città, e continuano a darlo, ci sono artisti e scrittori che sono celebrati e valorizzati fuori ma quasi ignorati a Ragusa, il Comune e il suo assessorato alla cultura sembrano sordi di fronte a eventi culturali di grande portata.
C’è stata scarsissima attenzione per tutto quello che riguarda il riconoscimento UNESCO, che dovrebbe costituire il piedistallo dei nostri programmi culturali, non c’è attenzione per l’archeologia, per i Musei che sono rimasti costantemente chiusi, per la storia recente della città, anche attraverso la valorizzazione delle testimonianze del boom industriale che costituisce identità della città.
Di tutto questo il programma elettorale di Cassì non prevedeva nulla, si parlava di trasformazione della biblioteca comunale e della ex biblioteca in luoghi di aggregazione, non se ne è fatto nulla.
Non prevista dal programma elettorale, la valorizzazione del Castello di Donnafugata è diventato il cardine del progetto culturale della città.
Peccato che di artistico, di opere d’arte contenute all’interno, a Donnafugata c’è ben poco.
Derubricato ad una elegante dimora di campagna vede restaurate, ancora adesso dopo quasi cinque anni di amministrazione Cassi, solo 25 stanze circa su 122. Il Castello da sempre (ed eviti Cassi’ di prendersi meriti a riguardo) è capace, nonostante tutto, di introitare buoni incassi al botteghino della struttura ma che, però, a quanto pare, anche in questo caso non vengono dedicati alla valorizzazione della struttura e alla promozione del Castello e dell’annesso Museo del Costume, ma sono utilizzati per altre esigenze, estranee alla cultura, al turismo e a quanto attiene il sito nella sua globalità.
Ma d’altronde cosa era possibile attendersi da un’amministrazione che ha preso in giro una città intera spacciando un vecchio dipinto come un autentico Caravaggio ???
C’è sempre ancora tempo per chiedere scusa.