RAGUSA - SUCCESSO DELLA MOSTRA DI MIMMO PALMIZI A VILLA CRISCIONE, LA SECONDA IN POCO TEMPO NELLA PROVINCIA IBLEA.






Mimmo Palmizi, architetto -artista di origini marsalesi: il tonno e la mostra a Villa Criscione.
C´è un aspetto che caratterizza la vita del Mediterraneo, di tutto il Mediterraneo: la pesca del tonno. In molte parti del grande mare resistono ancora, come silenziose rovine, le tonnare, le grandi costruzioni che conservavano gli enormi barconi adibiti alla pesca o al rito della " mattanza " e che fungevano da stabilimenti per la lavorazione del pescato.
Di queste vere e proprie cattedrali per il tonno rosso ( qualità ritenuta di eccellenza e tipica del nostro mare ) rimangono solo mura sbrecciate e soffitti crollati. Tutto è stato abbandonato, proprio come le reti, come le maglie che un tempo i pescatori a riva riparavano, come gli attrezzi, ancora visibili grazie all´amorosa cura di qualche studioso.
Con Mimmo Palmizi, architetto – artista, docente presso il palermitano Liceo artistico " Ragusa- Kiyohara ", succede quasi, ai nostri giorni, quello che è successo con Antonino Uccello e la sua casa- museo di Palazzolo Acreide. L´etnologo ha raccolto – e ha tramandato - le opere e gli strumenti della civiltà contadina degli Iblei; Mimmo Palmizi ha amorevolmente raccolto reti, maglie, tela di juta, tutti oggetti usati dagli uomini di mare e trasformati in opere artistiche, che rappresentano il pesce - simbolo del nostro mare, il tonno.
Questa operazione è alla base della mostra cui l´artista marsalese, da domenica 17 luglio, ha dato vita presso Villa Criscione, vetusta dimora- masseria di fine ´800, riattata e trasformata in " location " di eventi culturali.
E´ la seconda volta che Mimmo Palmizi espone in provincia di Ragusa nel giro di pochi mesi. Prima di Villa Criscione, lungo lo stradale per Marina di Ragusa, l´artista di Marsala ha esposto presso " Fashion house " di Andrea Occhipinti, tra Comiso e Vittoria.
Nella mostra vittoriese briciole, per molti insignificanti, di maioliche recuperate nel baglio Woodhouse di Marsala o presso la fabbrica di Raimondo Di Natale o Guida Mariano di Napoli, o dei fratelli Armao di Santo Stefano di Camastra, o ancora presso la famiglia tunisina Chemla, sono state riprodotte su tela e immortalate in particolari caleidoscopici. Nella mostra ragusana, invece, il recupero riguarda attrezzi e pezzi di vita del Mediterraneo, attraverso le riproduzioni, in mille colori, del tonno, onnipresente e onnipotente.
Dalle triremi antiche ai luzzi maltesi, in Grecia o in Sicilia o a Valletta, non c´ è barca, che a prua non veda riprodotti degli occhi, forse proprio quelli di un tonno: la valenza è chiaramente apotropaica, al fine di scrutare nelle profondità marine e allontanare le insidie che, " ab aeterno ", minacciano la vita dei popoli del Mediterraneo, divisi e comunque sempre uniti dallo stesso mare.
Gli occhi dipinti sulla prua delle barche sembrano riecheggiare anche lo sguardo di Mimmo Palmizi: attento alla valorizzazione e alla contaminazione tra le diversità ( tanto nelle maioliche quanto nei mille modi della pesca ), l´architetto – artista ci propone il non-consumismo, il recupero del particolare, la rivisitazione del passato, l´utilizzo di oggetti ormai desueti ma pur sempre frutto delle " opere e dei giorni " della millenaria civiltà del nostro mare.
Girolamo Piparo
C´è un aspetto che caratterizza la vita del Mediterraneo, di tutto il Mediterraneo: la pesca del tonno. In molte parti del grande mare resistono ancora, come silenziose rovine, le tonnare, le grandi costruzioni che conservavano gli enormi barconi adibiti alla pesca o al rito della " mattanza " e che fungevano da stabilimenti per la lavorazione del pescato.
Di queste vere e proprie cattedrali per il tonno rosso ( qualità ritenuta di eccellenza e tipica del nostro mare ) rimangono solo mura sbrecciate e soffitti crollati. Tutto è stato abbandonato, proprio come le reti, come le maglie che un tempo i pescatori a riva riparavano, come gli attrezzi, ancora visibili grazie all´amorosa cura di qualche studioso.
Con Mimmo Palmizi, architetto – artista, docente presso il palermitano Liceo artistico " Ragusa- Kiyohara ", succede quasi, ai nostri giorni, quello che è successo con Antonino Uccello e la sua casa- museo di Palazzolo Acreide. L´etnologo ha raccolto – e ha tramandato - le opere e gli strumenti della civiltà contadina degli Iblei; Mimmo Palmizi ha amorevolmente raccolto reti, maglie, tela di juta, tutti oggetti usati dagli uomini di mare e trasformati in opere artistiche, che rappresentano il pesce - simbolo del nostro mare, il tonno.
Questa operazione è alla base della mostra cui l´artista marsalese, da domenica 17 luglio, ha dato vita presso Villa Criscione, vetusta dimora- masseria di fine ´800, riattata e trasformata in " location " di eventi culturali.
E´ la seconda volta che Mimmo Palmizi espone in provincia di Ragusa nel giro di pochi mesi. Prima di Villa Criscione, lungo lo stradale per Marina di Ragusa, l´artista di Marsala ha esposto presso " Fashion house " di Andrea Occhipinti, tra Comiso e Vittoria.
Nella mostra vittoriese briciole, per molti insignificanti, di maioliche recuperate nel baglio Woodhouse di Marsala o presso la fabbrica di Raimondo Di Natale o Guida Mariano di Napoli, o dei fratelli Armao di Santo Stefano di Camastra, o ancora presso la famiglia tunisina Chemla, sono state riprodotte su tela e immortalate in particolari caleidoscopici. Nella mostra ragusana, invece, il recupero riguarda attrezzi e pezzi di vita del Mediterraneo, attraverso le riproduzioni, in mille colori, del tonno, onnipresente e onnipotente.
Dalle triremi antiche ai luzzi maltesi, in Grecia o in Sicilia o a Valletta, non c´ è barca, che a prua non veda riprodotti degli occhi, forse proprio quelli di un tonno: la valenza è chiaramente apotropaica, al fine di scrutare nelle profondità marine e allontanare le insidie che, " ab aeterno ", minacciano la vita dei popoli del Mediterraneo, divisi e comunque sempre uniti dallo stesso mare.
Gli occhi dipinti sulla prua delle barche sembrano riecheggiare anche lo sguardo di Mimmo Palmizi: attento alla valorizzazione e alla contaminazione tra le diversità ( tanto nelle maioliche quanto nei mille modi della pesca ), l´architetto – artista ci propone il non-consumismo, il recupero del particolare, la rivisitazione del passato, l´utilizzo di oggetti ormai desueti ma pur sempre frutto delle " opere e dei giorni " della millenaria civiltà del nostro mare.
Girolamo Piparo