recensioni: " LA STORIA NASCOSTA DI MODICA " DI CARMELO MODICA
La " Storia nascosta di Modica " vista con gli occhi di un disincantato modicano
Sta facendo discutere la " Storia nascosta di Modica " di Carmelo Modica, pubblicista, già consigliere comunale, ex ufficiale di Polizia, comandante di reparti della Celere nella Milano degli " anni di piombo ": proprio in quegli anni venne ucciso un agente, Antonio Annarumma, figlio di contadini meridionali, caduto a causa della violenza di quei giovani borghesi, che Pasolini aveva impratao a odiare subito.
E che faccia discutere, questo libro, è un bene, ovviamente: non passa inosservato, come magari è avvenuto poco tempo fa con altre due pubblicazioni sullo stesso argomento, l´una di Saverio terranova, per anni sindaco della città, l´altra di Domenico Pisana, presidente del Caffè Letterario " Quasimodo ".
Che lo scritto di Carmelo Modica si pone, " ex imo corde ", in antitesi rispetto alle altre due opere precedenti è un dato di fatto: Modica lo dichiara immediatamente, denunciando l´impostazione quasi agiografica dell´opera di Saverio Terranova, protagonista politico degli anni che vuole descrivere, e il metodo eccessivamente da cronistoria dello scritto di Domenico Pisana, molto vicino all´annalistica del mondo romano. Manca in queste opere la visione d´insieme tipica di Fernand Braudel e dei francesi " Annales ", che di annalistica hanno solo il richiamo nominale.
Se c´è un aspetto incontrovertibilmente meritorio nell´opera di Carmelo Modica è che, senza peli sulla lingua e senza infingimenti, l´autore cerca di rendersi conto, con grande onestà intellettuale, dei vari aspetti della politica modicana degli ultimi decenni, chiarendo misteri e lati oscuri che, nelle altre opere citate, tali rimangono.
Così Modica, cercando di avere chiara la ragnatela in cui si muovono i vari personaggi, riesce a sviscerare fatti e misfatti, che danno il senso della pochezza intellettuale e amministrativa di chi ha diretto le sorti della città della Contea dal dopoguerra ad oggi.
Si svelano, così, i particolari e il settarismo dell´azione di taluni personaggi: la lunga lotta politica tra Avola e Terranova, con risvolti a volte grotteschi all´interno del sistema di potere democristiano cittadino, per non parlare dell´attacco del segretario del PD Giancarlo Poidomani all´assessore alla Cultura Sammito, sulla opportunità di concedere i locali del Palacultura al Caffè Letterario " Quasimodo ". Particolare attenzione viene da Carmelo Modica riservata agli incontri presso la " Sala del granaio "e all´azione di " Terzo occhio " o " Dialogo ", al vuoto politico-culturale dell´era democristiana, vuoto soppiantato dalla saccenteria pretenziosa delle giunte di sinistra dopi il 1985, fino all´irruzione nella vita amministrativa della " Domus Sancti Petri ", di cui fu espressione politica Antonello Buscema.
Saverio terranova non avrebbe mai potuto parlare dei propri balletti con Avola, contro cui si era prima schierato nel 1963, unitamente ai maggiorenti democristiani, desiderosi di vendetta nei riguardi di Avola. Subito dopo Terranova decide di appoggiare Avola, alle elezioni regionali, anche se in maniera nascosta: infine si schiera palesemente con Avola con la promessa " Va bene. Ci batteremo come sappiamo".
Carmelo Modica racconta, con dovizia di particolari, tutte le sceneggiate della sua città: non vuole stare " affacciato alla finestra con vista sul tempo della politica ", per dirla con Silvia Avallone, ma entra nei misteri della città, come l´ascesa del potentato economico della famiglia Minardo, sulla scorta delle inchieste di " Dialogo " o de " I siciliani ". Si appassiona a spiegare le vicende dell´Università San Martino, " voluta e difesa - sottolinea testualmente Carmelo Modica, dal prof. Giuseppe Barone e dal suo delfino Giancarlo Poidomani, fino a chiudere i battenti il 26 settembre 2011".
E che dire, poi,di uno Statuto comunale, vanto della politica culturale delle amministrazioni di sinistra, frutto di un mancato censimento delle varie associazioni culturali presenti in città e mai applicato?
Sicuramente immagnifica, oltre che spendacciona, è stata la politica culturale modicana, dopo gli anni del " nulla democristiano ": basti pensare alla " Giostra dei Chiaromonte " o al " I Convegno internazionale di studi sulla Contea di Modica ". Della " Giostra ", organizzata nel 1996 in occasione del VII centenario della Contea, si ricordano i due vigili a cavallo bei pressi di un castello, la cui conformazione orografica non avrebbe mai potuto favorire una giostra di cavalieri. Per quanto riguarda, poi, la vicenda degli Atti relativi al primo Convegno di studi sulla Contea, ci vollero ben 12 anni prima che gli Atti vedessero la luce per i tipi dell´editore Bonanno di Acireale, con una cifra preventivata in 12 milioni di lire nel 2000, lievitata in 12.000 euro nel 2003. Non solo: il prof. Giuseppe Barone non pubblicò nulla in lingua originale e, in particolare, vennero omesse ben relazioni, di cui una in francese.
C´è tanta carne al fuoco e c´è tanto da discutere, come ben si può vedere: che ben vengano allora opere come " La storia nascosta di Modica ", se servono a rendere giustizia dell´operato di intere classi dirigenti e permettono di " scoprire " i retroscena, a volte inconfessabili, dell´agire politico degli uomini... di città o di paese.
Girolamo Piparo
Sta facendo discutere la " Storia nascosta di Modica " di Carmelo Modica, pubblicista, già consigliere comunale, ex ufficiale di Polizia, comandante di reparti della Celere nella Milano degli " anni di piombo ": proprio in quegli anni venne ucciso un agente, Antonio Annarumma, figlio di contadini meridionali, caduto a causa della violenza di quei giovani borghesi, che Pasolini aveva impratao a odiare subito.
E che faccia discutere, questo libro, è un bene, ovviamente: non passa inosservato, come magari è avvenuto poco tempo fa con altre due pubblicazioni sullo stesso argomento, l´una di Saverio terranova, per anni sindaco della città, l´altra di Domenico Pisana, presidente del Caffè Letterario " Quasimodo ".
Che lo scritto di Carmelo Modica si pone, " ex imo corde ", in antitesi rispetto alle altre due opere precedenti è un dato di fatto: Modica lo dichiara immediatamente, denunciando l´impostazione quasi agiografica dell´opera di Saverio Terranova, protagonista politico degli anni che vuole descrivere, e il metodo eccessivamente da cronistoria dello scritto di Domenico Pisana, molto vicino all´annalistica del mondo romano. Manca in queste opere la visione d´insieme tipica di Fernand Braudel e dei francesi " Annales ", che di annalistica hanno solo il richiamo nominale.
Se c´è un aspetto incontrovertibilmente meritorio nell´opera di Carmelo Modica è che, senza peli sulla lingua e senza infingimenti, l´autore cerca di rendersi conto, con grande onestà intellettuale, dei vari aspetti della politica modicana degli ultimi decenni, chiarendo misteri e lati oscuri che, nelle altre opere citate, tali rimangono.
Così Modica, cercando di avere chiara la ragnatela in cui si muovono i vari personaggi, riesce a sviscerare fatti e misfatti, che danno il senso della pochezza intellettuale e amministrativa di chi ha diretto le sorti della città della Contea dal dopoguerra ad oggi.
Si svelano, così, i particolari e il settarismo dell´azione di taluni personaggi: la lunga lotta politica tra Avola e Terranova, con risvolti a volte grotteschi all´interno del sistema di potere democristiano cittadino, per non parlare dell´attacco del segretario del PD Giancarlo Poidomani all´assessore alla Cultura Sammito, sulla opportunità di concedere i locali del Palacultura al Caffè Letterario " Quasimodo ". Particolare attenzione viene da Carmelo Modica riservata agli incontri presso la " Sala del granaio "e all´azione di " Terzo occhio " o " Dialogo ", al vuoto politico-culturale dell´era democristiana, vuoto soppiantato dalla saccenteria pretenziosa delle giunte di sinistra dopi il 1985, fino all´irruzione nella vita amministrativa della " Domus Sancti Petri ", di cui fu espressione politica Antonello Buscema.
Saverio terranova non avrebbe mai potuto parlare dei propri balletti con Avola, contro cui si era prima schierato nel 1963, unitamente ai maggiorenti democristiani, desiderosi di vendetta nei riguardi di Avola. Subito dopo Terranova decide di appoggiare Avola, alle elezioni regionali, anche se in maniera nascosta: infine si schiera palesemente con Avola con la promessa " Va bene. Ci batteremo come sappiamo".
Carmelo Modica racconta, con dovizia di particolari, tutte le sceneggiate della sua città: non vuole stare " affacciato alla finestra con vista sul tempo della politica ", per dirla con Silvia Avallone, ma entra nei misteri della città, come l´ascesa del potentato economico della famiglia Minardo, sulla scorta delle inchieste di " Dialogo " o de " I siciliani ". Si appassiona a spiegare le vicende dell´Università San Martino, " voluta e difesa - sottolinea testualmente Carmelo Modica, dal prof. Giuseppe Barone e dal suo delfino Giancarlo Poidomani, fino a chiudere i battenti il 26 settembre 2011".
E che dire, poi,di uno Statuto comunale, vanto della politica culturale delle amministrazioni di sinistra, frutto di un mancato censimento delle varie associazioni culturali presenti in città e mai applicato?
Sicuramente immagnifica, oltre che spendacciona, è stata la politica culturale modicana, dopo gli anni del " nulla democristiano ": basti pensare alla " Giostra dei Chiaromonte " o al " I Convegno internazionale di studi sulla Contea di Modica ". Della " Giostra ", organizzata nel 1996 in occasione del VII centenario della Contea, si ricordano i due vigili a cavallo bei pressi di un castello, la cui conformazione orografica non avrebbe mai potuto favorire una giostra di cavalieri. Per quanto riguarda, poi, la vicenda degli Atti relativi al primo Convegno di studi sulla Contea, ci vollero ben 12 anni prima che gli Atti vedessero la luce per i tipi dell´editore Bonanno di Acireale, con una cifra preventivata in 12 milioni di lire nel 2000, lievitata in 12.000 euro nel 2003. Non solo: il prof. Giuseppe Barone non pubblicò nulla in lingua originale e, in particolare, vennero omesse ben relazioni, di cui una in francese.
C´è tanta carne al fuoco e c´è tanto da discutere, come ben si può vedere: che ben vengano allora opere come " La storia nascosta di Modica ", se servono a rendere giustizia dell´operato di intere classi dirigenti e permettono di " scoprire " i retroscena, a volte inconfessabili, dell´agire politico degli uomini... di città o di paese.
Girolamo Piparo