SCICLI - " LA FORZA DEL COLORE ": CARMELO CANDIANO A MAVIE-SPAZIO ARTE


LA FORZA DEL COLORE:
la mostra di Candiano presso Mavie - Spazio Arte di Scicli
Di Giuseppe Pitrolo
E´ bello in Sicilia passeggiare in campagna. E magari anche andare a trovare Carmelo Candiano nel suo studio, che si trova proprio in mezzo alla natura, in campagna (di cui comunque Candiano, di famiglia di agricoltori, conosce bene gli operosi sforzi): Carmelo si è intriso gli occhi dei colori della campagna, conosce le pietre di cui sono fatti i muri a secco: ha riversato la fatica (fisica) del lavoro agricolo nella (felice) fatica dello scolpire ("sguttàri" vuol dire "faticare goccia di sudore dopo goccia di sudore": il latino "gutta cavat lapidem" vuol dire "la goccia perfora la pietra"): "da un rapporto diretto con la natura trae origine la scultura di Candiano" (Paolo Nifosì), e anche la pittura.
Lo studio di Carmelo si trova "in un´aperta campagna degli Iblei, su una collina che digrada verso il mare", colmo di "pietre di varia forma, conchiglie, tronchi o rami, piatti di terracotta, melagrane secche e girasoli". E difatti "le sue nature morte nascono da un´esperienza profondamente vera a contatto con la natura, una scelta incredibile oggi in un momento di omologazione ideologica all´insegna di una vita tecnologica, una scelta francescana" (P. Nifosì).
Per Candiano l´arte è ricerca, rigore, serietà: è "laboriosa conquista della forma" (Gianni Longo) in un percorso lungo ormai più di tre decenni: del 1981 è la prima collettiva, alla Tavolozza di Palermo (con Alvarez Guccione Polizzi Sarnari: la guttusiana nascita de "Il Gruppo di Scicli"); del 1982 la prima personale, alla biblioteca civica di Scicli (ma le sue prime opere sono degli anni Settanta).
In tutti questi anni Carmelo ha saputo essere coerente e vario, scultore e pittore: "è un artista che sperimenta materiali di origini e caratteristiche diverse, e si esprime con altrettanto vigore, nella terracotta e nel bronzo, nella pietra [iblea] pece e nei cementi colorati, [nell´arenaria] così pure sulla carta" (Longo).
Dipinge da scultore, esaltando la precisione e la scioltezza delle linee, del disegno. Nei suoi d´après (da Antonello Michelangelo Raffaello Caravaggio) non c´è "un gesto di troppo sul portato della fisiognomica d´origine (...) Poi, d´improvviso, un´eccedenza segnica e cromatica conferisce una sferzata nuova al suo enclave di figure, intridendole di ridondanze pop" (Aldo Gerbino).
E ora i d´après di Candiano si possono ammirare a Scicli presso Mavie - Spazio Arte (via Aleardi, 21, h. 19-21), raccolta ed elegante galleria.
Nei quadri di Carmelo si notano chiarezza, precisione, mutamenti di tonalità; i colori grumosi, terragni, tanto amati da Candiano (l´ocra, i marroni, l´arancio) danno uniformità, "sobrietà tonale" (Guido Giuffrè), creano un "effetto flou" (Gerbino); c´è un "velo che avvolge i suoi disegni, facendoli scivolare nel regno dell´ombra. Così, da un massimo di luce ad un massimo d´ombra, hanno già scritto tutto il senso del loro esistere nel mondo (...) E´ una nostalgia perenne, che si scuote nell´identità di una nebbia fatta colore ambrato, colore dell´ombra attutita, dell´ombra resa cenere, dell´ombra mielata" (Marco Goldin).
Emerge una "sensualità attonita, silente" (Gerbino), resa da forme serene, plastiche, essenziali, armoniose: Candiano rappresenta "l´assenza, il non detto, il non dicibile" (Goldin), "rende visibile l´incomprensibile reale" (Longo); in lui c´è "una dialettica di compensazione fra ombre informali e rigore loico del disegno" (Gerbino).
Carmelo è "possente e schietto" (Giuffrè), nei suoi dipinti troviamo la solidità, i volumi, l´energia delle sue sculture, che si caratterizzano "per un richiamo all´antico, per il ritorno a forme arcaiche, pure, assolute" (Longo).
Troviamo i temi classici, archetipici, della grande pittura occidentale: la figura umana, i ritratti (e intensissimi sono qui quelli dei familiari), la maternità, le nature morte: in particolare i melograni, i girasoli, gli iris, i gigli, gli ibischi, i fiori di campo, le carrube, l´uva: "testimonianze di una cultura rurale [iblea] che tende a sparire sopraffatta dall´omologazione" (Lino Bellia).
Alla prima personale, nella biblioteca civica di Scicli, Candiano metteva in sottofondo musica di Vivaldi ("La Primavera"?...), felice, serena, gioiosa. E "le sue opere degli ultimi anni scoppiano di felicità, di serenità, di gioia" (Nifosì); se negli anni scorsi Goldin parlava de "la perfezione prima del lutto, la calma prima dell´uragano", in queste opere diremmo che la perfezione ha fatto elaborare il lutto. La calma ha placato l´uragano.
Orario di apertura: 19.00 - 21.00
la mostra di Candiano presso Mavie - Spazio Arte di Scicli
Di Giuseppe Pitrolo
E´ bello in Sicilia passeggiare in campagna. E magari anche andare a trovare Carmelo Candiano nel suo studio, che si trova proprio in mezzo alla natura, in campagna (di cui comunque Candiano, di famiglia di agricoltori, conosce bene gli operosi sforzi): Carmelo si è intriso gli occhi dei colori della campagna, conosce le pietre di cui sono fatti i muri a secco: ha riversato la fatica (fisica) del lavoro agricolo nella (felice) fatica dello scolpire ("sguttàri" vuol dire "faticare goccia di sudore dopo goccia di sudore": il latino "gutta cavat lapidem" vuol dire "la goccia perfora la pietra"): "da un rapporto diretto con la natura trae origine la scultura di Candiano" (Paolo Nifosì), e anche la pittura.
Lo studio di Carmelo si trova "in un´aperta campagna degli Iblei, su una collina che digrada verso il mare", colmo di "pietre di varia forma, conchiglie, tronchi o rami, piatti di terracotta, melagrane secche e girasoli". E difatti "le sue nature morte nascono da un´esperienza profondamente vera a contatto con la natura, una scelta incredibile oggi in un momento di omologazione ideologica all´insegna di una vita tecnologica, una scelta francescana" (P. Nifosì).
Per Candiano l´arte è ricerca, rigore, serietà: è "laboriosa conquista della forma" (Gianni Longo) in un percorso lungo ormai più di tre decenni: del 1981 è la prima collettiva, alla Tavolozza di Palermo (con Alvarez Guccione Polizzi Sarnari: la guttusiana nascita de "Il Gruppo di Scicli"); del 1982 la prima personale, alla biblioteca civica di Scicli (ma le sue prime opere sono degli anni Settanta).
In tutti questi anni Carmelo ha saputo essere coerente e vario, scultore e pittore: "è un artista che sperimenta materiali di origini e caratteristiche diverse, e si esprime con altrettanto vigore, nella terracotta e nel bronzo, nella pietra [iblea] pece e nei cementi colorati, [nell´arenaria] così pure sulla carta" (Longo).
Dipinge da scultore, esaltando la precisione e la scioltezza delle linee, del disegno. Nei suoi d´après (da Antonello Michelangelo Raffaello Caravaggio) non c´è "un gesto di troppo sul portato della fisiognomica d´origine (...) Poi, d´improvviso, un´eccedenza segnica e cromatica conferisce una sferzata nuova al suo enclave di figure, intridendole di ridondanze pop" (Aldo Gerbino).
E ora i d´après di Candiano si possono ammirare a Scicli presso Mavie - Spazio Arte (via Aleardi, 21, h. 19-21), raccolta ed elegante galleria.
Nei quadri di Carmelo si notano chiarezza, precisione, mutamenti di tonalità; i colori grumosi, terragni, tanto amati da Candiano (l´ocra, i marroni, l´arancio) danno uniformità, "sobrietà tonale" (Guido Giuffrè), creano un "effetto flou" (Gerbino); c´è un "velo che avvolge i suoi disegni, facendoli scivolare nel regno dell´ombra. Così, da un massimo di luce ad un massimo d´ombra, hanno già scritto tutto il senso del loro esistere nel mondo (...) E´ una nostalgia perenne, che si scuote nell´identità di una nebbia fatta colore ambrato, colore dell´ombra attutita, dell´ombra resa cenere, dell´ombra mielata" (Marco Goldin).
Emerge una "sensualità attonita, silente" (Gerbino), resa da forme serene, plastiche, essenziali, armoniose: Candiano rappresenta "l´assenza, il non detto, il non dicibile" (Goldin), "rende visibile l´incomprensibile reale" (Longo); in lui c´è "una dialettica di compensazione fra ombre informali e rigore loico del disegno" (Gerbino).
Carmelo è "possente e schietto" (Giuffrè), nei suoi dipinti troviamo la solidità, i volumi, l´energia delle sue sculture, che si caratterizzano "per un richiamo all´antico, per il ritorno a forme arcaiche, pure, assolute" (Longo).
Troviamo i temi classici, archetipici, della grande pittura occidentale: la figura umana, i ritratti (e intensissimi sono qui quelli dei familiari), la maternità, le nature morte: in particolare i melograni, i girasoli, gli iris, i gigli, gli ibischi, i fiori di campo, le carrube, l´uva: "testimonianze di una cultura rurale [iblea] che tende a sparire sopraffatta dall´omologazione" (Lino Bellia).
Alla prima personale, nella biblioteca civica di Scicli, Candiano metteva in sottofondo musica di Vivaldi ("La Primavera"?...), felice, serena, gioiosa. E "le sue opere degli ultimi anni scoppiano di felicità, di serenità, di gioia" (Nifosì); se negli anni scorsi Goldin parlava de "la perfezione prima del lutto, la calma prima dell´uragano", in queste opere diremmo che la perfezione ha fatto elaborare il lutto. La calma ha placato l´uragano.
Orario di apertura: 19.00 - 21.00