" SI POSSONO, PER AIUTARE L’UCRAINA, UCCIDERE MIGLIAIA DI PICCOLE IMPRESE ..." di Antonio Paludi
SI POSSONO, PER AIUTARE L’UCRAINA, UCCIDERE MIGLIAIA DI PICCOLE IMPRESE E FAR SOFFRIRE MILIONI DI FAMIGLIE ITALIANE?
Se si gira per i centri commerciali di Ragusa, ma anche per le strade della stessa città, salta subito all’occhio che molte saracinesche sono abbassate, che molte attività che davano un reddito a molte famiglie, sono cessate. La guerra in Ucraina ha iniziato a toccare la carne viva degli italiani: le bollette della luce sono aumentate in maniera esponenziale ed iniziano ad arrivare nelle abitazioni private, ma anche presso le aziende, quelle del gas la stessa cosa. Se si entra in un supermercato, che per fortuna è ancora aperto, e si gira fra gli scaffali, impressione l’aumento dei prezzi di tutti i prodotti, ma in special modo quelli di prima necessità: pasta, latte, detersivi. L’inflazione è galoppante come nell’altro secolo, quando viaggiava a doppia cifra, ma quando ancora la lira, qualche risparmio fatto, una certa produzione agricola ed industriale nazionale e una classe politica ancora avveduta ci potevano, per fortuna, salvare.
Ormai “il re è nudo”: la globalizzazione, l’Euro, l’Europa, la guerra, la cattiva coscienza di alcuni grandi Stati, stanno portando il mondo, in modo cinico, sull’orlo del disastro economico, della povertà, della fame, ma anche ad un passo dal precipizio, quando si parla di terza guerra mondiale.
I capi di Stato che contano: Biden, Putin, possono, nel terzo millennio, mostrarsi indifferenti di fronte al pericolo d’una distruzione globale? Possono, questi politici, interpretare la parte degli incendiari, nelle tensioni internazionali, pur sapendo che l’animo dei popoli che li ha eletti è pacifica?
Siamo arrivati al punto che il mandato elettorale si è trasformato in una forma di chiave che apre porte che danno l’accesso a spazi politici immensi dove, chi vi entra, avendo il consenso, può fare quello che vuole, tradendo platealmente il programma con cui si è stati eletti. Siamo arrivati al punto della storia con la parola democrazia che s’è sgonfiata del valore, del significato acquisita nel tempo. Ormai siamo entrati nel grande mare “magnum”, con gli Stati che hanno ammainato le bandiere nazionali e oggi sventolano al vento quella dei pirati, NON CI SONO PIU’ REGOLE GENERAALI, MA SOLO QUELLE IMPOSTE DAI PIU’ FORTI AI PIU’ DEBOLI.
Nessuno ormai lavora per la pace, tutti a fare a gara, fra i capo di Stato o di Governo occidentali, per apparire il più filo americano, il più filo europeo, il più filo atlantista, il più filo Ucraino, il più filo guerra. La parola “PACE” bandita da tutti i vocabolari di questi signori, chi prova a ripeterla anche timidamente viene tacciato per filo russo, per disfattista, emarginato dalla comunità degli Stati e additato all’obbrobrio dei benpensanti. Sono il Papa prova a richiamare tutti ai valori del vangelo, ma la sua parola vale come “il due di coppe quando la briscola e a denaro”.
Intanto tutta l’economia europea è in ginocchio per la difficoltà ad approvvigionarsi di gas che è la materia prima fondamentale per produrre l’energia elettrica che muove industrie grandi e piccole, fondamentale, anche, per riscaldare le case dei privati cittadini. L’Europa strozzata dalla Russia che allenta, a secondo della convenienza, o stringe il rubinetto dei metanodotti che la collegano al Vecchio continente. L’Italia, in questo contesto, non è neanche l’anello più debole è solo una “nullità” al rimorchio dell’Europa che, a sua volta, è al rimorchio degli USA.
Sono gli USA che spingono per la guerra, sono loro i maggiori fornitori di armi all’Ucraina, Zelenskyj un burattino mosso dal grande puparo americano, dalla sua bocca, come un mantra, solo la richiesta di armi, non è un Muhammad Anwar al-Sadat ch’è volato a Gerusalemme per amore della pace, per amore del suo popolo.
In Italia, il governo di Draghi, sulla vicenda Ucraina, è fedele alla posizione bellicista delle maggiori Nazioni occidentali, ma poco attento agli effetti che questa posizione bellicista sta avendo sulle famiglie italiane, sulle aziende nazionali. Si sta facendo palesemente carta straccia con quello che è il dettato, in questa materia, della Costituzione italiana, fornendo armi ad una delle parti in conflitto. Molte attività, l’abbiamo sentito in televisione, magari anche ascoltato con le nostre orecchie dagli interessati, sono sull’orlo del default, e rischiano la chiusura per insolvenza. Ormai non si può più stare dietro all’aumento delle materie prime, che rincarano giorno per giorno, anche per responsabilità di tutta quella schiera di parassiti, di pescecani che nel mondo sono gli speculatori, un tripudio di zecche schifose che succhiano il sangue dei popoli, delle nazioni.
Nel mondo oggi, più che mai, vale quella bella espressione che Gesù pronunziò di fronte ad un’adultera che, alcuni, volevano fosse lapidata: “chi tra voi è senza peccato scagli la pietra per primo”. In questa situazione di guerra nessuno agisce con la purezza del cuore, tutti sono responsabili, tutti sono colpevoli, l’unica certezza sono le vittime, i profughi costretti a fuggire, gli innocenti costretti a subire, gli anziani costretti a vivere sotto le bombe.
Se fino adesso la voce che invocava la pace era debole, bisogna che diventi più robusta, più decisa. I capi di Stato non possono, per i loro interessi egoisti, sacrificare il bene mondiale. Se Draghi vuole essere il Presidente del consiglio di tutti e non solo dei partiti che lo sostengono, si faccia promotore di pace, vada a Mosca, vada a Kiev, prenda le iniziative necessarie per far tacere le armi, prenda le iniziative necessarie per dare nuovamente serenità al popolo europeo ed italiano, alle aziende, alle famiglie. La guerra non ha mai portato da nessuna parte, che non sia la distruzione, la morte, l’odio. La cosa che mi fa soffrire orribilmente è l’idea che alcuni politici di oggi abbiano dimenticato, con grande facilità, i disastri provocati, nell’altro secolo, dalle due guerre mondiali.
Allora bisogna dire che la storia è maestra solo degli stupidi? Io dico di no!
Antonio Paludi
Se si gira per i centri commerciali di Ragusa, ma anche per le strade della stessa città, salta subito all’occhio che molte saracinesche sono abbassate, che molte attività che davano un reddito a molte famiglie, sono cessate. La guerra in Ucraina ha iniziato a toccare la carne viva degli italiani: le bollette della luce sono aumentate in maniera esponenziale ed iniziano ad arrivare nelle abitazioni private, ma anche presso le aziende, quelle del gas la stessa cosa. Se si entra in un supermercato, che per fortuna è ancora aperto, e si gira fra gli scaffali, impressione l’aumento dei prezzi di tutti i prodotti, ma in special modo quelli di prima necessità: pasta, latte, detersivi. L’inflazione è galoppante come nell’altro secolo, quando viaggiava a doppia cifra, ma quando ancora la lira, qualche risparmio fatto, una certa produzione agricola ed industriale nazionale e una classe politica ancora avveduta ci potevano, per fortuna, salvare.
Ormai “il re è nudo”: la globalizzazione, l’Euro, l’Europa, la guerra, la cattiva coscienza di alcuni grandi Stati, stanno portando il mondo, in modo cinico, sull’orlo del disastro economico, della povertà, della fame, ma anche ad un passo dal precipizio, quando si parla di terza guerra mondiale.
I capi di Stato che contano: Biden, Putin, possono, nel terzo millennio, mostrarsi indifferenti di fronte al pericolo d’una distruzione globale? Possono, questi politici, interpretare la parte degli incendiari, nelle tensioni internazionali, pur sapendo che l’animo dei popoli che li ha eletti è pacifica?
Siamo arrivati al punto che il mandato elettorale si è trasformato in una forma di chiave che apre porte che danno l’accesso a spazi politici immensi dove, chi vi entra, avendo il consenso, può fare quello che vuole, tradendo platealmente il programma con cui si è stati eletti. Siamo arrivati al punto della storia con la parola democrazia che s’è sgonfiata del valore, del significato acquisita nel tempo. Ormai siamo entrati nel grande mare “magnum”, con gli Stati che hanno ammainato le bandiere nazionali e oggi sventolano al vento quella dei pirati, NON CI SONO PIU’ REGOLE GENERAALI, MA SOLO QUELLE IMPOSTE DAI PIU’ FORTI AI PIU’ DEBOLI.
Nessuno ormai lavora per la pace, tutti a fare a gara, fra i capo di Stato o di Governo occidentali, per apparire il più filo americano, il più filo europeo, il più filo atlantista, il più filo Ucraino, il più filo guerra. La parola “PACE” bandita da tutti i vocabolari di questi signori, chi prova a ripeterla anche timidamente viene tacciato per filo russo, per disfattista, emarginato dalla comunità degli Stati e additato all’obbrobrio dei benpensanti. Sono il Papa prova a richiamare tutti ai valori del vangelo, ma la sua parola vale come “il due di coppe quando la briscola e a denaro”.
Intanto tutta l’economia europea è in ginocchio per la difficoltà ad approvvigionarsi di gas che è la materia prima fondamentale per produrre l’energia elettrica che muove industrie grandi e piccole, fondamentale, anche, per riscaldare le case dei privati cittadini. L’Europa strozzata dalla Russia che allenta, a secondo della convenienza, o stringe il rubinetto dei metanodotti che la collegano al Vecchio continente. L’Italia, in questo contesto, non è neanche l’anello più debole è solo una “nullità” al rimorchio dell’Europa che, a sua volta, è al rimorchio degli USA.
Sono gli USA che spingono per la guerra, sono loro i maggiori fornitori di armi all’Ucraina, Zelenskyj un burattino mosso dal grande puparo americano, dalla sua bocca, come un mantra, solo la richiesta di armi, non è un Muhammad Anwar al-Sadat ch’è volato a Gerusalemme per amore della pace, per amore del suo popolo.
In Italia, il governo di Draghi, sulla vicenda Ucraina, è fedele alla posizione bellicista delle maggiori Nazioni occidentali, ma poco attento agli effetti che questa posizione bellicista sta avendo sulle famiglie italiane, sulle aziende nazionali. Si sta facendo palesemente carta straccia con quello che è il dettato, in questa materia, della Costituzione italiana, fornendo armi ad una delle parti in conflitto. Molte attività, l’abbiamo sentito in televisione, magari anche ascoltato con le nostre orecchie dagli interessati, sono sull’orlo del default, e rischiano la chiusura per insolvenza. Ormai non si può più stare dietro all’aumento delle materie prime, che rincarano giorno per giorno, anche per responsabilità di tutta quella schiera di parassiti, di pescecani che nel mondo sono gli speculatori, un tripudio di zecche schifose che succhiano il sangue dei popoli, delle nazioni.
Nel mondo oggi, più che mai, vale quella bella espressione che Gesù pronunziò di fronte ad un’adultera che, alcuni, volevano fosse lapidata: “chi tra voi è senza peccato scagli la pietra per primo”. In questa situazione di guerra nessuno agisce con la purezza del cuore, tutti sono responsabili, tutti sono colpevoli, l’unica certezza sono le vittime, i profughi costretti a fuggire, gli innocenti costretti a subire, gli anziani costretti a vivere sotto le bombe.
Se fino adesso la voce che invocava la pace era debole, bisogna che diventi più robusta, più decisa. I capi di Stato non possono, per i loro interessi egoisti, sacrificare il bene mondiale. Se Draghi vuole essere il Presidente del consiglio di tutti e non solo dei partiti che lo sostengono, si faccia promotore di pace, vada a Mosca, vada a Kiev, prenda le iniziative necessarie per far tacere le armi, prenda le iniziative necessarie per dare nuovamente serenità al popolo europeo ed italiano, alle aziende, alle famiglie. La guerra non ha mai portato da nessuna parte, che non sia la distruzione, la morte, l’odio. La cosa che mi fa soffrire orribilmente è l’idea che alcuni politici di oggi abbiano dimenticato, con grande facilità, i disastri provocati, nell’altro secolo, dalle due guerre mondiali.
Allora bisogna dire che la storia è maestra solo degli stupidi? Io dico di no!
Antonio Paludi