" UCRAINA, IN OCCIDENTE NESSUNO PENSA PIU’ ALLA PACE " di Antonio Paludi
Sembra sia calato il sipario sulla guerra che contrappone l’Ucraina alla Federazione russa. Le notizie su questo evento tragico che occupavano le prime pagine dei quotidiani, intere serate della televisione pubblica e privata, hanno lasciato il posto ad altra informazione. Nei territori del Donbass si continua a morire, a combattere l’ennesima guerra che, sfuggendo di mano, potrebbe originare un conflitto più ampio, addirittura mondiale. Nessuno più dice una parola, nessuno più spende una sola azione politica, un solo gesto d’umanità per fermare questa carneficina. Le uniche voci che si sentono sono quelle dei cannoni che bombardano le città, il rumore dei motori dei carrarmati che mitragliano civili inermi, il rombo assordante di jet militari o elicotteri che dal cielo sparano di tutto. Una vera tragedia che invece di richiamare a pensieri di pace, fomenta parole di guerra, d’odio.
Sì, in Occidente nessuno vuole la pace, i leader delle grandi potenze fanno a gara a chi la dice più grossa contro la Russia e sognano che il piccolo Stato dell’Ucraina possa, con l’aiuto dell’Europa e degli USA, sconfiggere l’orso russo, che è una potenza nucleare e globale. Capita nella storia che il “Caso”, diciamo così, faccia salire al potere una classe politica di guerrafondai, cortigiani dei poteri forti e dei produttori di ami, com’è successo oggi, così come in altre epoche è successo il contrario. Se nel 1963, all’epoca della crisi di Cuba, ci fossero stati questi signori e non Kennedy, papa Giovanni XXIII e Krusciov, il mondo come lo conosciamo oggi sarebbe già scomparso da sessant’anni. È la qualità degli uomini e quindi dei politici che fa la differenza, che fa la guerra o la pace, pensate per esempio a Hitler e Mussolini, negli anni venti e trenta dell’altro secolo.
Ciò che sorprende in questa vicenda, secondo me, è la posizione dell’U.E. che si trova una guerra ai confini di casa e che invece di dettare le regole per arrivare ad una pace giusta, si trova al rimorchio degli USA che, forti per essere l’unica potenza globale, dettano le regole in casa nostra non per soffocare le fiamme, ma per attizzare ancor di più il fuoco del conflitto. Nessuno a far da pompiere, tutti a fare a gare, fra i leader europei, a chi manda più armi all’Ucraina. È un conflitto molto pericoloso, quello che si combatte lungo le coste del mar Nero, basterebbe una piccola scintilla, provocata anche volutamente (c’è anche da aspettarsi questo da certi stati guerrafondaia) per far scoppiare una guerra totale, nucleare. Questo pericolo lo capisco io, l’uomo comune, l’uomo della strada, senza esperienze politica / militare, lo dovrebbero capire i “magnifici leader” che governano il mondo, ma come si dice: non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire, avevano proprio ragione i nostri nonni.
Meraviglia anche la posizione americana, il presidente democratico Biden, che sembra, insieme ai suoi collaboratori, il migliore allievo del dio Marte, che fomenta una guerra che va solo a vantaggio dell’industria degli armamenti. Presidente, Biden, d’uno Stato che in passato ha usato la scusa della democrazia per portare la guerra di qua e di là del mondo (Iraq), per far cadere leader scomodi agli USA (Allende, Cile), per imporre sanzioni a questo o a quello Stato considerato non amico (Iran), per queste ragioni, gli USA, non possono dare lezioni di democrazia a nessuno. Il rapporto americano col presidente Volodymyr Zelens’kyj ha baipassato l’Europa che si ritrova come un carro merci legato alla locomotiva americana che corre verso una meta sconosciuta, gran bella figura per il Vecchio continente che non riesce a comandare neanche in casa sua. L’Italia in questo contesto non ha nessuna storia da raccontare, solo ordini da eseguire con rigore. Il presidente del consiglio Draghi! Dalla sua bocca parole allineate, come quando uno, su un fuoco acceso, mette un legnetto per ravvivare la fiamma, sono uomini, questi, che la storia sprofonderà nella parte più bassa dell’oblio.
Adesso l’Europa è alla canna del gas, sul precipizio del razionamento della corrente elettrica, del riscaldamento privato, con il prezzo di luce e gas alle stelle, con l’economia sull’orlo d’una crisi mai vista, nonostante ciò nessuno parla di pace e di diplomazia, di sedersi ad un tavolo e discutere. Ecco perché sopra parlavo di qualità degli uomini di governo. Sì, dobbiamo prendere atto che i Leader europei non sono all’altezza, la cosa più grave che non sono neanche autonomi, legati, li vedo, con doppio filo, agli interessi americani che non sono i nostri interessi (i cittadini americani non stanno vivendo nessun sconvolgimento di vita, come succede a: tedeschi, italiani, francesi), andrebbero, i nostri uomini politici, tutti bocciati con tutti due sulla pagella della storia.
I popoli europei sono tutti per la pace, sono per il dialogo fra le genti, senza se e senza ma. Se qualche leader vuole la guerra la vada a fare lui, vada a morire lui su un campo di battaglia o sotto le macerie d’un edificio crollato a causa d’un missile o d’una bomba. Per chiudere questa mia riflessione non posso non far riferimento alla grave contraddizione che si evince oggi fra le nazioni del mondo, da una parte la globalizzazione dell’economia, la libera circolazione dei cittadini, l’accoglienza dell’immigrato, dall’altra governi (alcuni) chiusi che vanno alla ricerca di ciò che divide, delle differenze, rispetto a ciò che unisce.
Sì, in Occidente nessuno vuole la pace, i leader delle grandi potenze fanno a gara a chi la dice più grossa contro la Russia e sognano che il piccolo Stato dell’Ucraina possa, con l’aiuto dell’Europa e degli USA, sconfiggere l’orso russo, che è una potenza nucleare e globale. Capita nella storia che il “Caso”, diciamo così, faccia salire al potere una classe politica di guerrafondai, cortigiani dei poteri forti e dei produttori di ami, com’è successo oggi, così come in altre epoche è successo il contrario. Se nel 1963, all’epoca della crisi di Cuba, ci fossero stati questi signori e non Kennedy, papa Giovanni XXIII e Krusciov, il mondo come lo conosciamo oggi sarebbe già scomparso da sessant’anni. È la qualità degli uomini e quindi dei politici che fa la differenza, che fa la guerra o la pace, pensate per esempio a Hitler e Mussolini, negli anni venti e trenta dell’altro secolo.
Ciò che sorprende in questa vicenda, secondo me, è la posizione dell’U.E. che si trova una guerra ai confini di casa e che invece di dettare le regole per arrivare ad una pace giusta, si trova al rimorchio degli USA che, forti per essere l’unica potenza globale, dettano le regole in casa nostra non per soffocare le fiamme, ma per attizzare ancor di più il fuoco del conflitto. Nessuno a far da pompiere, tutti a fare a gare, fra i leader europei, a chi manda più armi all’Ucraina. È un conflitto molto pericoloso, quello che si combatte lungo le coste del mar Nero, basterebbe una piccola scintilla, provocata anche volutamente (c’è anche da aspettarsi questo da certi stati guerrafondaia) per far scoppiare una guerra totale, nucleare. Questo pericolo lo capisco io, l’uomo comune, l’uomo della strada, senza esperienze politica / militare, lo dovrebbero capire i “magnifici leader” che governano il mondo, ma come si dice: non c’è miglior sordo di chi non vuol sentire, avevano proprio ragione i nostri nonni.
Meraviglia anche la posizione americana, il presidente democratico Biden, che sembra, insieme ai suoi collaboratori, il migliore allievo del dio Marte, che fomenta una guerra che va solo a vantaggio dell’industria degli armamenti. Presidente, Biden, d’uno Stato che in passato ha usato la scusa della democrazia per portare la guerra di qua e di là del mondo (Iraq), per far cadere leader scomodi agli USA (Allende, Cile), per imporre sanzioni a questo o a quello Stato considerato non amico (Iran), per queste ragioni, gli USA, non possono dare lezioni di democrazia a nessuno. Il rapporto americano col presidente Volodymyr Zelens’kyj ha baipassato l’Europa che si ritrova come un carro merci legato alla locomotiva americana che corre verso una meta sconosciuta, gran bella figura per il Vecchio continente che non riesce a comandare neanche in casa sua. L’Italia in questo contesto non ha nessuna storia da raccontare, solo ordini da eseguire con rigore. Il presidente del consiglio Draghi! Dalla sua bocca parole allineate, come quando uno, su un fuoco acceso, mette un legnetto per ravvivare la fiamma, sono uomini, questi, che la storia sprofonderà nella parte più bassa dell’oblio.
Adesso l’Europa è alla canna del gas, sul precipizio del razionamento della corrente elettrica, del riscaldamento privato, con il prezzo di luce e gas alle stelle, con l’economia sull’orlo d’una crisi mai vista, nonostante ciò nessuno parla di pace e di diplomazia, di sedersi ad un tavolo e discutere. Ecco perché sopra parlavo di qualità degli uomini di governo. Sì, dobbiamo prendere atto che i Leader europei non sono all’altezza, la cosa più grave che non sono neanche autonomi, legati, li vedo, con doppio filo, agli interessi americani che non sono i nostri interessi (i cittadini americani non stanno vivendo nessun sconvolgimento di vita, come succede a: tedeschi, italiani, francesi), andrebbero, i nostri uomini politici, tutti bocciati con tutti due sulla pagella della storia.
I popoli europei sono tutti per la pace, sono per il dialogo fra le genti, senza se e senza ma. Se qualche leader vuole la guerra la vada a fare lui, vada a morire lui su un campo di battaglia o sotto le macerie d’un edificio crollato a causa d’un missile o d’una bomba. Per chiudere questa mia riflessione non posso non far riferimento alla grave contraddizione che si evince oggi fra le nazioni del mondo, da una parte la globalizzazione dell’economia, la libera circolazione dei cittadini, l’accoglienza dell’immigrato, dall’altra governi (alcuni) chiusi che vanno alla ricerca di ciò che divide, delle differenze, rispetto a ciò che unisce.
Putin, che ha iniziato questa guerra, non sta facendo l’interesse del suo popolo. Tanti soldati russi sono morti, tante famiglie russe sono in lutto, un leader che non si prende carico di queste sensibilità non ha diritto d’essere un leader d’una grande nazione.
Antonio Paludi